Fabio Quaranta ad AltaRoma

Fabio Quaranta, domenica 13 luglio 2014, si è dato il via alla prima sfilata del calendario ufficiale di Alta Roma alla quale abbiamo partecipiamo come blogger.

Le guardie all’ingresso controllano meticolosamente gli accessi e, a mano a mano che gli invitati vengono fatti accomodare nel foyer del bellissimo complesso monumentale di S.Spirito in Sassia, sede principale delle sfilate, la sala si riempie con gli astanti che vengono accompagnati dalle maschere ai rispettivi posti assegnati.

L’emozione è tanta, così come l’ansia di assistere alla sfilata del designer romano Fabio Quaranta, il vincitore della sezione uomo di Who Is On Next? del 2010. Il mio sguardo, nell’attesa, si posa tra il pubblico dove scorgo sedute fianco a fianco due figure a me note e che hanno fatto parte, anche se in maniera indiretta, della mia vita.

La prima è la giornalista, blogger ed ex designer Diane Pernet, inconfondibile, ammantata nel suo velo nero, la seconda è la direttrice del corso di laurea in Design della moda e Arti multimediali dello Iuav di Venezia Maria Luisa Frisa, che ebbi il piacere di conoscere durante il mio percorso di studi. Ma non è il tempo di ricordi, l’intermittenza della luce annuncia che la sfilata sta per iniziare.

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Mi accorgo subito, dalla prima uscita, che la scelta dei modelli è inusuale.

Quaranta ha deciso, infatti, di utilizzare modelli non convenzionali. Sulla sua passerella romana stanno sfilando persone comuni a sottolineare la scelta del designer di proporre uno stile d’abbigliamento che si discosta dalla tradizione di questo luogo.

Non haute couture nel senso stretto del termine, ma una collezione che è pensata e ideata per la gente. Le giacche d’impostazione classica vengono così abbinate a pantaloni da lavoro ampi e dal fondo largo; i blouson da operaio vengono resi nobili grazie all’uso di tessuti pregiati; le camicie abbracciano forme più ampie e comode ispirate a quelle della classe operaia degli anni ’40.

Sono infatti le linee morbide e non costipate a dominare la collezione e a rendere il tutto né maschile né femminile. Una collezione dalla identità sicuramente forte, ma non facilmente classificabile, perché si basa su dicotomie d’immagine.

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Spesso il classico abbinamento giacca-camicia viene così ironicamente dissacrato dalla sovrapposizione di gilet con ampi tasconi porta “oggetti da lavoro” da indossare come ultimo strato. Persino la scelta dei materiali e dei colori si basa sul crossover, delle volte porta alla mente giovani scolaretti dalle calze tirate sui polpacci e delle volte operai della catena di montaggio. Bianco e nero, tele ecru come fodere e denim, enfatizzano l’aspetto workwear della collezione.

Una sfilata all’insegna della portabilità e della city, che rispecchia a pieno la società in cui viviamo.

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Articolo a cura di Alberto Messina

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