La convivenza, questa sconosciuta

Tra le quattro di quella famosa serie TV ho sempre preferito Miranda (be’, Samantha-la-Pr è La migliore a prescindere in SATC) perché esprimeva i pensieri più veri senza filtri sulle relazioni umane e sentimentali, anche con una certa ironia.

Scomode considerazioni che si confidano solo alle amiche più fidate e che lei aveva il coraggio di dire con la scioltezza di un ghiacciolo sotto il sole.

Tra le quali questa, quando Miranda confessa il motivo della sua ritrosia alla convivenza al paziente Steve:

<<Sono cocciuta. Voglio tenere il comando. Non so cucinare. A volte non faccio il bucato per due settimane e i miei asciugamani puzzano. Tu vedrai tutto questo  e io ho tanta paura. Non lo so se riuscirò a fare dei passi avanti, però so che non ti voglio perdere>>

Ma andiamo per gradi. Ebbene, parlando con le mie amiche e colleghe – quindi al mondo femminile – ho scoperto che non tutte sono così naturalmente predisposte e devote alla convivenza “arrivata spontaneamente” ad un certo punto di una relazione, magari anche già ufficializzata o consolidata. E per me è stata una scoperta e un sollievo.

La cosa un po’ si, mi ha sollevata, perché  mi sono sentita un po’ anomala e in colpa quando nel lontano 2000 non ho accolto con entusiasmo una proposta di convivenza dal fidanzato di allora [per dirla tutta: ne ho ricevuta solo una eh]. Comunque quando mi è capitato, sentivo che sarebbe venuto a mancarmi un qualcosa e quel qualcosa non era altro che la libertà di fare quel che mi pareva in un’interrotta e beatissima solitudine dietro le quattro mura di casa propria.

Soprattutto dopo una lunga e pesantissima giornata di lavoro o un intenso viaggio senza limiti e regole: tornare a casa senza nessuno che ti aspetta può essere un momento impagabile.

Se poi c’è una birra o un vinello in frigo allora si raggiunge l’apice del benessere personale in totale silenzio – o con la musica a palla – spogliandosi e lasciando gli abiti per terra qua e là in un tuo sanissimo disordine e magari girando nuda per casa.

Illustrazione di Idalia Candelas

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Lusso che ci siamo conquistate con fatica certo e che difficilmente vogliamo abbandonare.

Già perché aver conquistato questo status ci fa godere e apprezzare ancora di più le piccole, semplici e pur irrinunciabili delizie e manie che solo i single – anche di lunga data – possono vantare.

Queste sono considerazioni che si dicono solo tra noi ragazze, che poi spesso messe di fronte ad una scelta – ossia al fatidico momento in cui “un” ragazzo ti chiede di convivere (secondo le mie piccole indagini, pare che sia più LUI a proporla che LEI) – dobbiamo dare una risposta  pesandole per bene sulla bilancia ma non subito, con calma. E questo, belli miei, è già un indizio non poco rilevante: il fatto di dover tergiversare sulla risposta quando “il passaggio” (in questo caso, il trasloco) dovrebbe essere spontaneo.

Dal dizionario convivènza s. f. [der. di convivere]. – Il convivere, il fatto e la condizione di vivere insieme, in uno stesso luogo: cfamiliaredomesticareligiosala cin un collegioin una pensione; in partic., coabitazione di una coppia non sposata: hanno preferito la c. al matrimonio. Anche, l’insieme di quanti convivono nello stesso ambiente

Ed è qui che viene il nodo al pettine: lui vorrebbe tanto e tu? Il fatto che tu sia incerta se andare a convivere non vuol dire che tu non lo ami, che non ti piaccia oppure che tu non viva bene la vostra relazione ma la storia della convivenza non ti va subito a genio e ti sembra di essere quella irriconoscente ed egoista che non vuole rinunciare alla propria indipendenza. E poi al giorno d’oggi sembra che sia ovvio. Tutti vanno a convivere come fosse normale. Ma no! Ci devi pensare bene. E’ un atto che devi a te stessa, non c’è niente di male.

Ora riflettiamo anche sul fatto che la convivenza è certamente un bel passaggio, la prova per confermare, rafforzare o riconquistare una relazione seria e conosco molte coppie che sono andate a vivere insieme con una fretta, facilità e agilità degne dei migliori saltatori di ostacoli alle Olimpiadi. Ed ecco la parola chiave: saltare gli “ostacoli” che possono rallentare, cambiare i ritmi e stile di vita dei single.

Insomma per noi fanciulle sognatrici, toste, romantiche, bizzarre, capricciose e contraddittorie ma libere alla volte è difficile lasciare i propri spazi per timore di dover rinunciare alle proprie abitudini – e facendo scoprire le nostre manie e riti come far subentrare la noia ma d’altronde dovrebbe essere un “lavoro di squadra” no? – tanto che una talentuosa illustratrice ha realizzato delle vignette che rappresentano molto bene i piccoli e grandi piaceri del vivere da soli, e non è detto che anche lei non abbia qualcuno nel cuore —> www.yaoyaomavanas.com, o come Idalia Candelas (qui una sua raccolta su Instagram).

Ma fidatevi che quando incontriamo la persona giusta alla quale sentiamo di voler dare il giusto spazio, di voler condividere con lei “tutti” i momenti della giornata con gioie e dolori, i compromessi e le regole del vivere in intimità nel quotidiano sapendo che non è sempre un idillio ma che insieme si possono affrontare gli uragani, allora abbiamo capito che forse la convivenza non vuol dire rinunciare ad un qualcosa ma solo cambiare come è nella natura delle cose (e delle persone).

Cambiare senza preoccuparsi  se ogni tanto in fondo in fondo vogliamo dei momenti di beata “singletudine” e se cerchiamo di mantenere comunque un piccolo spazio solo nostro, da coltivare con cura.

E come diceva la nostra: se sono qui con te è perché non ti voglio perdere ed accetto di condividere il mio spazio e tempo con te tutti i giorni nello stesso luogo. Una grande dichiarazione di coraggio.

E non è poco.

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In copertina: art graphic by The Secret Life Of Heroes