La mia vita da zucchina, un gioiello di cinema d’animazione

La mia vita da zucchina il film di animazione che ha incantato il Festival di Cannes e aspira al Premio Oscar 2017® in sala dal 2 dicembre 2016.

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Accolto trionfalmente all’ultimo Festival di Cannes, premiato ad Annecy come miglior lungometraggio d’animazione dell’anno, vincitore del Premio del Pubblico al Festival di San Sebastian e considerato tra le possibili sorprese agli Oscar 2017, La mia vita da Zucchina” è un’opera di grande poesia, un gioiello di cinema d’animazione realizzato interamente in stop-motion, diretto da Claude Barras e scritto da Céline Sciamma, regista e sceneggiatrice francese di film di culto come Tomboy e Diamante nero.

Protagonista è un bambino di 9 anni soprannominato Zucchina, che dopo la scomparsa della madre viene mandato a vivere in una casa famiglia: grazie all’amicizia di un gruppo di coetanei, tra cui spicca la dolce Camille, riuscirà a superare ogni difficoltà, abbracciando infine una nuova vita.

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“La mia vita da Zucchina” è un film d’animazione a passo uno (in inglese stop-motion o frame by frame), una tecnica simile a quella dell’animazione tradizionale, in cui però i disegni sono sostituiti da pupazzi, filmati fotogramma per fotogramma.

Tra un fotogramma e l’altro i pupazzi vengono riposizionati per dare l’illusione del movimento: poiché i pupazzi in questione restano immobili quando vengono filmati, la raffinatezza dei gesti, la fluidità dei movimenti, le sottigliezze espressive sono determinati dalla qualità dell’animazione e degli animatori.

Per “La mia vita da Zucchina” sono stati usati pupazzi alti circa 25 cm, costruiti artigianalmente combinando materiali diversi (schiuma di lattice per i capelli, silicone per le braccia, resina per il viso, tessuti per i vestiti, realizzati dall’Atelier Gran’Cri Christel Grandchamp e dall’Atelier Nolita Vanessa Riera) avvolti intorno uno scheletro articolabile adattato alla morfologia di ogni personaggio.

I pupazzi vengono quindi collocati in un set realizzato in scala e illuminati dal direttore della fotografia, prima dell’intervento degli animatori. Circa 60 set sono stati costruiti e dipinti, così come 54 pupazzi in tre tipi diversi di costumi per due anni di lavoro senza sosta e il coinvolgimento di oltre 50 “artigiani” per completare il film.

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Il direttore dell’animazione del film è Kim Keukeleire, nato a Seoul ma di cittadinanza belga, con un curriculum che vanta alcuni dei più importanti capolavori in stop-motion degli ultimi anni, da “Galline in fuga”, prodotto dall’inglese Aardman, a “Fantastic Mr Fox” di Wes Anderson fino a “Frankenweenie” di Tim Burton.

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<<Con il libro di Gilles Paris, un racconto di formazione tenero e poetico, è stato amore a prima vista. La vicenda e il modo in cui è raccontata mi hanno riportato alla mia infanzia e ricordato le mie prime emozioni da spettatore, grazie a film come I 400 colpi o Bambi e a serie animate come Remi, Belle e Sébastien o Heidi. Con La mia vita da Zucchina ho voluto condividere con il pubblico di oggi quelle emozioni, meravigliose e formative, ma soprattutto rendere omaggio a quei bambini, trascurati e maltrattati, che fanno del loro meglio per andare avanti e convivere con le loro ferite>>

<<Zucchina, il nostro eroe, ha attraversato molte difficoltà e, dopo aver perso la madre, crede di essere solo al mondo. Ma non ha tenuto conto delle persone che incontrerà nella casa famiglia e di quello che gli riserva il futuro: un gruppo di amici su cui fare affidamento, la possibilità di innamorarsi e magari un giorno essere felice. Egli ha ancora molte cose da imparare dalla vita. È questo il messaggio, al tempo stesso semplice e profondo, che mi sembrava vitale da trasmettere ai nostri bambini, e il desiderio di condividerlo mi ha guidato durante tutta la lavorazione del film (….). Volevo che La mia vita da Zucchina fosse un film capace di intrattenere, che facesse ridere e piangere, ma che soprattutto fosse un film saldamente ancorato al presente, che raccontasse la forza di un gruppo di amici nel superare le difficoltà della vita, grazie all’empatia, alla solidarietà, alla condivisione e alla tolleranza>> Claude Barras.

<<Scrivere la sceneggiatura di un film simile è stato per me un momento di libertà e di fiducia. È molto raro imbattersi in un progetto che ha la forza della semplicità e del coraggio. Per mantenere quella semplicità bisogna resistere alle sirene dell’eccesso e alla tentazione di giocare a essere un dio che crea il suo piccolo mondo. E ci vuole coraggio per convincersi che una parte delle vicende narrate nel film, le più drammatiche, possano essere uno spunto perfetto per un film per bambini. D’altra parte, basterebbe pensare alle favole da sempre raccontate ai più piccoli: spesso hanno delle premesse molto fosche e possono essere anche crudeli>>.

<<Ma “La mia vita da Zucchina” non è crudele: ha la forza e la tenerezza di una storia di formazione, uniti all’impegno di rappresentare il mondo intorno a noi, il mondo che appartiene a quegli stessi bambini a cui il film vuole rivolgersi>>

Céline Sciamma

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