Si alza il Vento di Hayao Miyazaki

Si è alzato il vento…bisogna tentare di vivere

(Paul Valéry “Le Cimetière marin”)

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E’ con questa citazione tratta dalla poesia “Le Cimetière marin” di Paul Valéry che Hayao Miyazaki imprime la sua ultima pellicola “Si alza il vento”, accogliendo il pubblico che affolla la sala 4 del cinema Capitol di Bologna. 

Domenica ore 21.30, anche io sono tra gli spettatori smanioso di vedere quello che dovrebbe essere l’annunciato ultimo capolavoro del grande maestro giapponese, premio Oscar nel 2003, prima del ritiro dalle scene per il meritato pensionamento.

Mi guardo intorno nell’attesa, mentre la gente prende posto sprofondandosi nelle poltrone rosso vermiglio che la penombra rende più cupo, mi accorgo della omogeneità delle persone accorse ad assistere alla proiezione. Giovani uomini e donne che oscillano tra i 20 e i 40 anni sono coloro che vogliono essere rapiti per i prossimi 126 minuti, a sfatare il mito che l’animazione è un prodotto di e per bambini.

Si inizia…eccoci ora nel sogno e nella vita di Jirō Horikoshi, un ragazzino giapponese, a cavallo tra le due guerre mondiali, mentre scopre la sua passione per il volo che diventerà lavoro e dedizione del giovane uomo. Sarà infatti il Conte Giovanni Battista Caproni pioniere dell’aeronautica italiana ad apparirgli in sogno, un sogno condiviso, per indicargli la strada dell’ingegneria allo scopo di realizzare le più meravigliose macchine volanti mai progettate.

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Dallo studio dei banchi scolastici al lavoro alla Mitsubishi – passando per colpi di genio, insuccessi, perplessità accompagnati da tenacia, visioni e viaggi all’estero (Germania in primis)- Jirō darà forma al proprio sogno accompagnato da una storia d’amore dal sapore agrodolce, mentre incombe la minaccia ormai certa della guerra e il suo impiego nella realizzazione di caccia e aerei militari a scopo bellico. Il tutto scandito dal vento che, soffiando leggiadro, poi impervio, per infine sparire… diviene una incredibile allegoria della vita del protagonista.

Nonostante siano evidenti i temi che da sempre dominano il cinema di Miyazaki, basti pensare alle similitudini con il film d’animazione “Porco rosso“, “Si alza il vento” ha una trama insolita, impegnativa e coraggiosa. Nel suo decimo lungometraggio, il regista imbastisce un percorso che oscilla tra una grammatica illustrativa onirica ed una più realistica/storica sul progettista di aerei che diede vita ai rivoluzionari modelli Mitsubishi A6M Zero, tristemente noti per essere stati utilizzati dai kamikaze durante la seconda guerra mondiale: “Nessuno è tornato” è infatti l’ultima battuta di Jirō mentre saluta, insieme a Caproni, l’esercito dei suoi capolavori con a bordo i piloti che si trasformeranno in macchine di morte.

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“Si alza il vento” è così insieme testamento  storico in quanto basato su due figure giapponesi di spicco del ‘900: l’ingegnere aeronautico Jirō Horikoshi per l’appunto, e il letterato nipponico Tatsuo Hori autore del romanzo del 1936 Kaze tachinu (Si alza il vento) abbinato a quello personale artistico dell’autore che sancisce ancora una volta i suoi temi più cari: la crescita personale, il coraggio di affrontare l’ignoto, l’ecologia, la guerra, la tecnologia applicata e l’amore.

Nonostante la forza delle immagini, il tratto distintivo di Miyazaki ammalia e sconvolge per la sua raffinatezza e forza espressiva pur conservando la pulizia delle linee; trovo per noi occidentali di difficile lettura questo movie, perché poco consci di quello che è lo spaccato storico e culturale giapponese di quegli anni; oltre alla capacità di questo autore di andare al di là del bene e del male, pur dimostrando una avversione profonda per la guerra.

“Si alza il vento” è senza dubbio, per queste ragioni, un racconto epico della nazione giapponese, del suo spirito e delle emozioni che portano a raccontare lo splendore di essere vivi in questo pianeta: bisogna tentare di vivere

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Trailer “The Wind Rises” / “Si alza il vento”

Trailer ufficiale in giapponese: www.youtube.com/watch

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Si alza il vento di Hayao Miyazaki
Dal 13 al 16 settembre 2014 nelle sale italiane

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Recensione a cura di Alberto Messina

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