The best of City White Night

Cari Tutti,

siamo reduci da un weekend molto intenso, anzi dal weekend bolognese più pieno e ricco dell’anno, grazie alla kermesse ArteFiera. L’atmosfera in città era bellissima, frenetica e magica, nel vero senso della parola: tutto era animato da un fermento speciale e anche luoghi inaspettati e sconosciuti ai più, hanno aperto le loro porte, mostrando tesori nascosti, segreti di estrema bellezza ma – per me – con un pizzico di malinconia, come tutti i momenti ardenti ma brevi.

Gli eventi erano davvero tantissimi e il momento clou di ognuno concentrato in una manciata di ore. Prima il dovere poi il piacere, recita la saggezza popolare e così è stato anche per noi, quindi  dopo un’intensa giornata lavorativa, ci siamo lanciati in un’abbuffata sorprendente di arte nelle sue infinite declinazioni, pronti per partire come alla scoperta di un mondo nuovo.

E’ stato come muoversi dentro un caleidoscopio variopinto. Abbiamo deciso di lasciarci ispirare dal momento però: niente mappe e programma alla mano, ma solo un evento fulcro da cui partire e poi via…in esplorazione di ciò che la città offriva spontaneamente ai nostri occhi sbarrati e alla nostra curiosità insaziabile.

La passeggiata artistica si è trasformata in una giostra da cui è stato difficile scendere e ad oggi, dopo aver lasciato decantare dentro di noi tanta sostanza, abbiamo scelto per voi – per chi non c’era e per chi c’era ma è andato altrove – il meglio di… ARTEFIERA City White Night.

Ecco quindi, la nostra personalissima “Top Ten” dell’edizione 2015:

1) La scoperta. Gioielli architettonici del Novecento a Bologna

Ex Sartoria Corradi, via Rizzoli 7. Mostra Fotografica site specific “Inganni alla percezione: Memorie dello spazio” di Gian Luca Perrone e “Una caccia al tesoro” di Andrea Calabresi.

Cosa nascondono all’interno questi enormi palazzoni bolognesi? Tanta roba. Preziosa. Un esempio lampante è stato offerto al pubblico in questa vivacissima tre giorni  proprio dall’apertura del terzo piano dello storico Palazzo delle Assicurazioni Generali vicino alle Due Torri: è stato possibile visitare una “chicca” a tutti gli effetti, ossia i magnifici e bizzarri locali della Sartoria Corradi, conservata negli arredi e nei dettagli, storica istituzione bolognese di abbigliamento per bambini, gioiello di architettura e design moderni, progettata nel 1954 da uno dei più importanti architetti del Novecento, Enrico De Angeli.

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L’Atelier Corradi è testimonianza di una di quelle storie che ancora vivono nel ricordo di molti bolognesi, riagganciandoli ad un passato fatto di intimità e ricordi familiari: regalare o ricevere un capo di Corradi per i neonati fu considerato per molti anni dalle famiglie bolognesi un segno di buon auspicio, tant’è che molti conservavano i preziosi bavaglini finemente ricamati sotto vetro, a custodia della loro preziosità.

Gian Luca Perrone e Andrea Calabresi hanno raccolto la sfida di dialogare attraverso le loro fotografie d’arte con la famosa architettura dell’atelier Corradi, facendo in modo che le loro diverse percezioni si esaltino a vicenda, raccontando contemporaneamente il Luogo e, attraverso la sua trasformazione, il Tempo. Calabresi inoltre ci porta alla scoperta di un altro “invisibile”: questo luogo lo ha inizialmente inquietato e respinto, come vi si arriva vi si trova uno stile eclettico e borghese, un inchino alle pretese dei ricchi clienti che qui venivano ricevuti.

Eppure basta non fermarsi alla prima impressione: occorre infatti aprire un cassetto, muovere un’anta, scansare una tenda o raggiungere la parte dove in questo luogo si lavorava e viveva per far nascere una impressione radicalmente diversa.
Egli ci racconta in immagini questo cambio di prospettiva: un viaggio che parte dal rifiuto dell’apparenza verso la scoperta di un luogo altro nel luogo.

La bella notizia è che queste antiche stanze ospiteranno ancora, tra poco, un altro atelier: è imminente la riapertura degli spazi da parte dell’imprenditrice Lorella Rita Cavallo (Cavallo Spose) già da alcuni mesi presente con il suo showroom di abiti da sposa nelle vetrine e nei locali che si affacciano direttamente sulla strada e che per anni ospitarono gli ambiti abiti da cerimonia per bambini creati dalla sapienza artigianale del sarto Remo Corradi.

2) La moda e il cibo: due grandi piaceri della vita! Food on demand

Il cibo nell’arte contemporanea, Galleria Cavour.

Interessante, goloso e assolutamente cool il progetto curato da una critica d’arte bravissima che conosciamo personalmente: Isabella Falbo. La dolce e competente Isabella ha vari meriti ma, primo tra tutti, è riuscita nell’arduo compito di far aprire le porte delle boutique della lussuosa Galleria Cavour all’arte: un evento importante e un segno notevole di consapevolezza, in linea ad un  approccio interdisciplinare caratteristico del panorama artistico contemporaneo e paradigmatico dei vari dialoghi che Arte e Moda possono instaurare.

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Il filo conduttore del percorso era “Il Cibo” e in questo momento con Expo 2015 alle porte, il cibo è particolarmente “on demand”, “su richiesta”. Si parla già moltissimo delle tematiche che l’Esposizione  Universale  affronterà a Milano: il rapporto con il cibo “Energia per la Vita” e il problema del nutrimento dell’uomo e del nutrimento del Pianeta. Nell’arte il cibo in modo conscio o inconscio  è sempre stato indagato e dibattuto.

Il percorso di Galleria Cavour si è sviluppato all’interno di 20 boutique, presentando le riflessioni di 20 artisti internazionali, dai maestri Willie Bester, Pizzi Cannella, Luigi Ontani,Mario Schifano e Luciano Ventrone a protagonisti della scena artistica contemporanea come Antonella Cinelli, Bertozzi&Casoni, Rainer Ganhal, Francesco De Molfetta, Alessia De Montis e Alessandra Spranzi, solo per citarne alcuni, presentati da 14 Gallerie bolognesi.

La poetica e l’estetica di ogni opera dialogava così con la filosofia e lo stile del brand al quale era associata. Moda e arte: un connubio imprescindibile. Una passeggiata di galleria in galleria veramente da leccarsi i baffi!

Ps. Non si sa se sbavavo di più per gli abiti, per le opere o per le innumerevoli voglie stimolate da allettanti visioni…In ogni caso, finalmente una Galleria Cavour super rilassata e per niente ingessata!

3) L’emozione. “The Lack” primo film dei Masbedo. MAMBO

Presentato come evento speciale alle Giornate degli Autori della 71° Mostra Cinematografica – La Biennale di Venezia, è stato invitato ad una serie di festival internazionali, con ottimi consensi. Video arte sì, ma state tranquilli: arriva dritto al punto e poi come! Se pensate che sia per intellettualoidi astratti, che se la cantano e se la suonano, vi ricrederete…questi lasciamoli pure nella loro Torre d’Avorio, ma no, non i Masbedo. Se non lo avete visto, recuperatelo.

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Un’emozione forte, poche parole ma significative ed essenziali, splendida fotografia, sensibilità estrema, ha toccato forse ferite mai rimarginate, coinvolgendomi e regalandomi delle sensazioni forti e contrastanti. Qualcosa di più ancora: ti scuote nel profondo. C’è verità, c’è bellezza, c’è il cuore che palpita. Uno sguardo (di un duo maschile) autentico, intelligente e acuto nel mostrare la fragilità e insieme la resistenza femminile. Grazie Mambo per averci regalato questa occasione.

Quattro variazioni sul tema della “mancanza”. Sei donne, immerse in una natura silenziosa e primitiva, sublime e misteriosa, che affrontano il loro viaggio di conoscenza: vivono l’abbandono, il distacco, il coraggio e la fatica ripercorrendo il loro viaggio interiore, cercando di ricomporre i pezzi della loro esistenza frantumata e di colmarne il vuoto.

«The Lack è un film nato dall’esigenza di coniugare il nostro mondo della video-arte con un progetto cinematografico utilizzando il nostro linguaggio. Il film ci ha permesso di sperimentare oltre l’esperienza videoartistica. Nel film non ci sono comparse, solo sei donne, nessuno accompagna la loro solitudine. Volevamo che la voce del film fosse radicale, snervante tra un silenzio malinconico e la presa diretta della natura. Ci interessa riportare al centro delle nostre questioni il cinema di immagine riducendo la troupe e restando artigiani della nostra opera»

(Masbedo)

4) L’allegria e la festa del colore

OLIMPIA ZAGNOLI a Zoo.

artefiera-image-3Lei è una delle mie illustratrici preferite, anzi una delle illustratrici più famose nel mondo – vanta collaborazioni con The New York Times, The New Yorker, La Repubblica, Rolling Stone, Taschen tra gli altri – con quello stile immediato, morbido, vivace ed estremamente femminile. Strizza l’occhio con una certa civetteria. Gioca e coinvolge in un vortice di forme e colori.

Non potevamo perderci l’inaugurazione più glam e radical chic (!) che ci sia, ma se per caso a voi è successo, potete recuperare, magari in una pausa pranzo dato che il posto si presta (!). Con serenità  mi raccomando.

Fino al 24 febbraio 2015Per una buona dose di allegria.

5) Le fate-artigiane che non deludono mai

Les Libellules ospitano Daniela Ciamarra con “Vortex” ed Eleonora Marton con “When. A book of moments I wish I could repeat”.

artefiera-image-4when eleonora martonIl trio de Les Libellules è cosa ormai così nota in città, ma così nota che mi stavo dimenticando del loro evento…Ammetto il lapsus, non me ne vogliamo le tre donzelle! Ma mentre eravamo da Zoo alla mostra di cui sopra, becchiamo una candida e soave Giulia Boccafogli e gli adorabili Vicolo Paglia Corta di ritorno entrambi da un Homi 2015 abbastanza impegnativo.

Insomma, l’allegra brigata, su suggerimento dei due notevoli esponenti del folto gruppo Hand Made più o meno underground bolognese, si porta così all’atelier delle fate– così come le chiamo io – appena più nascosto del negozio che tutti conosciamo e che si affaccia in San Vitale 36

… Sarà perché, quando passo di lì, in vetrina mi colpiscono sempre i loro vestitini da folletti.

Arriviamo in un batter d’occhio: in esposizione il trittico fotografico “Vortex” di Daniela Ciamarra, che esplora la natura misteriosa degli oggetti e i segreti delle cose e le tavole originali di Eleonora Marton, altra illustratrice che mi piace davvero tanto, italiana che vive a Londra, estremamente poetica nella sua essenzialità.

Il suo lavoro infatti prende ispirazione dagli aspetti romantici e ironici del quotidiano. Spesso combina testo a semplici disegni, usando brevi frasi che vanno a suggerire una storia più grande.

L’esposizione è stata organizzata con la collaborazione di Raum Italic, casa editrice berlinese che ha pubblicato il libro e che ha dietro di sé due brillanti menti giovani e italiane (Barbara e Marco), con le quali noi di FashionBeginners abbiamo avviato una bella chiacchierata non ancora conclusa…chiacchierone come siamo.

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Infine in esclusiva per l’opening della mostra è stata realizzata una tiratura limitata di magliette in jersey di cotone con le illustrazioni “Wearing my older brother’s clothes” e “(When I wore) Rolled down socks” . Un lavoro nostalgico che, come sapete se mi seguite, mi ha conquistato il cuore a prima vista! Colpo di fulmine.

“Salire le scale di corsa a casa dei nonni, stare a dormire da qualcuno e non dormire, tornare a scuola con astuccio e quaderni nuovi, rompere il coprifuoco di mezzanotte… e giocare a essere grande.”
Quando… un libro di momenti che vorrei poter ripetere.”

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Foto "Les Libellules" di Cecilia Esposito

Restate connessi mi raccomando! A domani con la seconda puntata del nostro report speciale ArteFiera City White Night. In fondo non è la notte più lunga dell’anno?


*Puoi leggere:
.The best of ArteFiera: City White Night / 2° (Overtime)