L’Accademia KOEFIA a Roma

Ore 14.30, sempre giorno domenica 13 luglio 2014, stesso luogo già menzionato… che dire? Una giornata estremamente piacevole e fruibile, che mi ha coinvolto ad ogni ora che passava.

Questa volta a scendere in passerella, che ormai è divenuta un campo di battaglia, gli studenti del 3° anno dell’ Accademia Koefia con il loro final work a cura di Giusy Ingallinera e Simone Pirani.

Come già accennato in un articolo precedente, le diversità di vedute e il modo in cui ognuno vive la passerella è estremamente personale e assolutamente unico. Mentre le maschere mi accompagnano solerte al mio posto, incredibile ma vero, la scuola sta continuando a fare le prove di catwalking!

Così mentre mi accingo alla mia seduta, sulla passerella vengono “urlate” le ultime direttive agli studenti-modelli. Il clima che si respira è molto più informale e rilassato, rispetto alle altre manifestazioni….così come la puntualità, ben 40 minuti di ritardo sulla tabella di marcia che scandisce il fitto calendario di AltaRoma AltaModa.

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Lo spazio è ormai gremito di gente e la sfilata tarda. Non sarà la consueta intermittenza di luce a segnalare l’inizio della sfilata, ma il grido inaugurale dietro le quinte- “merda, merda, merda”- a destare l’attenzione del pubblico. Si inizia. Coordinare una sfilata con più designer non è facile e, per tanto, la scuola ha deciso di creare al suo interno cinque micro-argomenti:

“le immagini dell’infanzia, il fumetto, la pubblicità e media, il graffitismo metropolitano, l’immagine subliminale”

che sono il vessillo della bandiera Im-mà-gi-ne che dà il titolo a questa sfilata. La moda, infatti, è anche cultura visiva che si basa sul risultato di studi ed elaborazioni nell’ambito dell’immagine nella comunicazione e che influenzano, per certi versi, le nostre identità, le nostre scelte di vita, la morale e l’estetica.

Molto difficile per varietà e quantità fare un dettagliato reportage di questo defilé: con 40 uscite la scuola ha percorso un vasto panorama di possibilità estetico/creativo, sia per quanto concerne la scelta dei tessuti, che per le lavorazioni, che per la qualità d’esecuzione….

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In questo calderone stilistico, ammetto di essermi un po’ perso. Personalmente ho apprezzato, in maniera particolare, i capi della sezione Graffiti, poiché li trovo più contemporanei. Inoltre, durante questo tratto del defilé, l’Accademia ha omaggiato i presenti con una “performance live”, in cui uno “street artist” mascherato è balzato sulla passerella per creare un “graffito” direttamente sull’abito indossato dalla modella, per poi fuggire tra gli astanti.

L’emozione di questi giovani e promettenti designer è palese.

La loro uscita sulla passerella romana è stata un susseguirsi di abbracci e lacrime, che non solo hanno rappresentato l’inizio del loro futuro, ma anche la fine del loro percorso di studi in Accademia.

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Articolo a cura di Alberto Messina

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