Gianfranco Ferré in La Camicia secondo me

Una mostra omaggio al mai dimenticato Gianfranco Ferré, uno dei più grandi stilisti italiani, scomparso nel 2007.

.

Attraverso la camicia, suo capo distintivo e pezzo iconico immancabile nel nostro guardaroba, vero e proprio must irrinunciabile, si ripercorre la storia della sua carriera, del suo successo, del suo stile e si compie un viaggio emozionante e suggestivo nella sua geniale creatività.

Gianfranco Ferré ritratto

Il suo percorso è una storia straordinaria. Dopo la laurea in archittettura al Politecnico di Milano nel 1969, la sua vita prende una strada sorprendente e in continua ascesa: si avvicina al mondo della moda creando bijoux ed accessori, diventa consulente per varie aziende italiane, fino a quando nel 1978 fonda la società Gianfranco Ferré SpA, a cui segue la realizzazione della linea omonima e la prima sfilata di prêt-à-porter femminile. Da questo momento in poi la consacrazione definitiva e continue conferme della sua genialità, con la linea maschile, l’entrata nell’alta moda, i prestigiosi premi, l’incarico di docente alla Domus Academy: ricordiamo i leggendari anni del successo planetario dell’italian style, quando si parlava di triarchia, triade o trilogia della moda (ARMANI, FERRE’, VERSACE).

“Tre icone della moda alle cui sfilate è impossibile mancare. A Londra dicono: In Italia vi sono sempre collezioni sbagliate e collezioni bellissime, ma le 3G- Giorgio, Gianfranco, Gianni- dimostrano che nessuno al mondo li può toccare. Fanno collezioni una più bella dell’altra” (M.V.Alfonsi). 

E’ famoso come lo “stilista architetto”, dato che i suoi studi sono stati fondamentali e imprescindibili dalla sua creazione e dalla sua poetica: la fantasia è importante quanto la forma, l’equilibrio, la proporzione, i volumi, le geometrie e la costruzione dell’abito, tenendo sempre presente la struttura e il corpo. Le sue creazioni sono state definite “architetture tessili”.

“Così l’abito è il risultato di un intervento programmato e consapevole sulle forme, analizzate, scomposte e assemblate fino a raggiungere l’effetto desiderato. In un processo che coinvolge direttamente la materia, per creare fogge che avvolgono il corpo senza costringerlo, ma anche per esaltarlo e scolpirlo”

(Gianfranco Ferré)

.

I suoi stilisti preferiti erano non a caso Balenciaga, che Hubert De Givenchy ha definito “l’architetto dell’Haute Couture” e Dior. Ricordiamo che al vertice della sua carriera, Ferré, nel 1989, è stato il primo italiano alla guida della Maison Dior, con strepitoso successo, riuscendo a superare le prime diffidenze francesi, tanto che alla chiusura dell’esperienza parigina nel 1996, per tornare in Italia e dedicarsi totalmente al suo marchio, la stampa lo saluterà con grande tristezza.

Lo stilista ha definito la camicia bianca “un amore che si snoda come un filo rosso lungo tutto il mio percorso creativo”, “segno del mio stile”, punto di partenza per “rileggere i canoni dell’eleganza”, capo estremamente versatile, interpretato nei termini di “lessico contemporaneo dell’eleganza” che “ognuno pronuncia come vuole”.

Come scrive Daniela Degl’Innocenti, curatrice della mostra al Museo del Tessuto di Prato, le sue interpretazioni della camicia sono il risultato di una ricerca artistica e progettuale insieme, elevata al piano più alto e astratto delle forme: attraverso il percorso espositivo emergono tratti e sfumature che appartengono, oltre che alla professionalità, alla “poesis” dell’autore (in riferimento all’oraziano Ut pictura poesis, in questo caso Ut camicia poesis).

Ferré è paragonato ai grandi artefici del Rinascimento italiano, poiché ha ascoltato gli stimoli culturali e creativi del suo tempo, riuscendo a dirigerli, grazie alla sua formazione, ad essere attento ai processi e ai tempi di produzione della nascente industria della moda, applicandosi con estrema attenzione dall’idea, al progetto, fino alla regia della sfilata.

Ripensando agli studi di Ferré, non è strano che la curatrice, nel saggio in catalogo, avvicini il suo metodo ad alcuni principi fondamentali delle teorie di Leon Battista Alberti; in particolare nel momento in cui lo stilista si concentra sul mood della collezione, nell’applicare l’equilibrio degli opposti (si possono fare molti esempi relativi a questo concetto, come la camicia a uomo con manica a “scala di nastri”) si ravvisano tali presupposti artistici:

  • Concinnitas , armonia delle parti con il tutto
  • Decorum, conformità con la narrazione, quindi con il senso della collezione
  • Pulchritudo, bellezza come proporzione
  • Amoenitas, bellezza come diversificazione

La retrospettiva è concepita con l’intento di mostrare la poetica sartoriale e creativa dello stilista, uno dei massimi rappresentanti della stagione d’oro dello stilismo italiano, conducendo il visitatore attraverso varie tipologie di lettura ed elementi diversi, a corollario dei capi indossati su manichino: disegni, dettagli tecnici, bozzetti, fotografie, immagini pubblicitarie e redazionali, video delle sfilate più importanti.

Questo viaggio, non solo nell’universo creativo del designer, ma anche nella storia della moda, inizia attraverso un sistema sospeso di teli, su cui scorrono immagini dei bozzetti di Ferré, strumenti fondamentali per interpretare il processo dell’ideazione, alla base di ciascun progetto. Nella prima sala emergono gli elementi costruttivi e strutturali della camicia, presentati attraverso delle macroistallazioni fotografiche (simulazioni x-ray) di una selezione di capi.

Questa presentazione regala allo spettatore una resa aerea molto suggestiva e poetica, innovativa ed originale, ed è frutto di un’accurata ricerca tecnica sviluppata in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e realizzata dal fotografo Leonardo Salvini.

disegni2

Arriviamo così, alle ventisette camicie bianche, “piccolo esercito di capolavori sartoriali”, cuore pulsante della mostra: esposte rispettando il criterio cronologico, sono come sculture valorizzate dalla luce, che permette al bianco di accendersi in diverse tonalità, testimoni di circa un ventennio di attività e creatività (1982-2006).

Taffetas, crêpe de chine, organza, raso, tulle, stoffe di seta, merletti, ricami, impunture eseguite a mano, secondo i principi dell’artigianalità, della sartorialità alla base del Made In Italy, si susseguono in un crescendo di maestria ed equilibrio formale. I capolavori sono affiancati ai lati dalla rispettiva documentazione: disegni tecnici, bozzetti per le uscite in sfilata, materiale fotografico proveniente dall’Archivio della Fondazione Gianfranco Ferré.

Fondamentali i disegni originali: il primo approccio creativo è proprio il disegno, parte integrante del progetto, che contiene tutti gli elementi necessari alla realizzazione effettiva del modello, come i volumi, i dettagli, la leggerezza e la pesantezza della stoffa, le silhouttes fluide e sinuose.

La camicia trova in Ferré una sua unicità funzionale: da tradizionale indumento da sotto, l’autore ripropone il valore assoluto del capo sostenuto, in questo, da una cultura estetica che individua nel tardo Settecento il momento cruciale per la sua affermazione”

Da qui si può evidenziare l’importanza di alcuni elementi strutturali, il collo e le maniche, e come si evolvono nel tempo, attraverso l’osservazione delle tante collezioni: nel 1982 troviamo ampi rever, mentre nel 1986 si propone la trasformazione del collo in cinturino da collocarsi al punto vita e si porta in alto l’ampiezza della parte inferiore del capo, fino alla svolta degli anni Novanta, durante i quali il canone viene gradualmente ridotto a due elementi che porteranno alla sintesi assoluta nel 2000, con la creazione di una camicia generata dal geniale intreccio di un “macrocollo”.

“L’interesse e la conoscenza del valore culturale e storico della moda rappresenta una costante del suo processo creativo. L’attenzione ai dettagli dei capi che hanno storicamente rappresentato il gusto e lo stile di un’epoca, sono percepiti come elementi di design, nei quali la finalità estetica si coniuga con l’intelligenza della funzione. Pertanto le scelte su cui cade la sua attenzione spaziano, con fare disinvolto ma assolutamente consapevole, dai colli ai farsetti rinascimentali, dalle iperboliche opulenze del barocco ai solenni e delicati habit-chemise del Direttorio. Passaggi di stile che avvengono naturalmente nel momento in cui Ferré  si concentra sul mood della collezione”

Inoltre ricordiamo la Camicia Sari, ispirata dalle suggestioni esotiche dell’India, ottenuta attraverso la combinazione di due rettangoli, con il sistema di abbottonatura, specificatamente pensato per ricreare il drappeggio caratteristico della veste indiana.

Infatti Ferré viaggiò sempre molto, fin da ragazzo, attirato principalmente dall’Oriente: nel 1972 il primo viaggio in India, dove soggiornerà per lunghi periodi alla ricerca di idee, proprio per studiare e scoprire nuovi materiali, tessuti, metodi di lavorazione. Racconterà di essere stato praticamente folgorato dai colori e dalle forme, così elementari, funzionali ed assolutamente eleganti, in pratica perfette.

“L’Oriente per Gianfranco Ferré è somma di intellingenza e carnalità…E’ in India che scopre il rosso, sacro alla Dea Lakshmi, moglie di Visnù, protrettrice della bellezza e dell’abbondanza…In Cina, alla prima fiera di Shanghai, quando ancora questo paese aveva un alone misterioso, lo colpisce il perfetto equilibrio tra antica frugalità ed esperienze raffinate…Dal Giappone riporta l’impressione profondissima della purezza e del rigore delle linee, della logica cromatica che alterna i contrasti di caldi e freddi…”

“Da questo territorio fantastico che Roland Barthes definirebbe “laggiù”, Ferré deriva la propria alchimia in cui il passato si fonde con la cultura, la fantasia con il gusto spericolato, il senso tutto occidentale della moda con le fogge eterne e sapienti di un’eleganza che si esprime nella funzionalità…Ogni abito per lui è un progetto fatto di forme elementari che interpretate, mediate, riadattate, possono assumere una fisicità sempre diversa “

(Giusi Ferré)

.

.

Foto viola1.ORLANDO, autunno/inverno (F/W) 2001, ph.L. Stoppini Foto2.CANONE INVERSO, autunno/inverno (F/W) 1986, ph.L. Stoppini Disegno 9.LA RONDE, primavera/estate (S/S) 1993 Disegno11.SCOMPOSTA, autunno/inverno (F/W) 1994 Foto4.CLASSIC GLAMOUR, autunno/inverno (F/W) 1990, ph.L.Stoppini Foto di copertina:ORIGAMI, primavera/estate (S/S) 2004, ph.L. Stoppini
Le citazioni sono tratte da: Saggio introduttivo “Ut camicia poesis. La camicia bianca di Gianfranco Ferré” di Daniela Degl’Innocenti, dal catalogo della mostra “La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferré”, SKIRA Edizioni Gianfranco Ferré, ITINERARIO a cura di Giusi Ferré, Leonardo Arte Gianfranco Ferré, l’architetto stilista di Maria Vittoria Alfonsi, Baldini Castoldi Dalai Editore

.

La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferré
Museo del Tessuto
Via Puccetti 3
Prato
www.museodeltessuto.it

.

Fondazione Gianfranco Ferré
Via Tortona 37
Milano
www.fondazionegianfrancoferre.com
1 febbraio – 15 giugno 2014

.