La Forma della Seduzione. Il corpo femminile nell’arte del ‘900

Durante il nostro soggiorno a Roma, durante AltaRoma AltaModa (di cui vi abbiamo riportato recensioni, curiosità e aneddoti direttamente dalle passerelle) non abbiamo resistito a visitare una mostra che reputiamo di grande interesse “La forma della seduzione. Il corpo femminile nell’arte del ‘900″, fino al 5 di ottobre 2014 presso gli spazi del museo GNAM della capitale.

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L’esposizione a cura di Barbara Tomassi con la collaborazione di Flaminia Valentini, che comprende una selezione di circa 130 opere provenienti dalle collezioni della Galleria, non solo è di grande interesse perché racchiude in un unico spazio i grandi artisti che hanno segnato il novecento, passando dagli studi fotografici di Man Ray alle opere pittoriche di Giorgio De Chirico, ma anche per il tema affrontato; ovvero il nudo femminile, uno dei grandi cult, soggetto e oggetto al contempo, che ha dominato la storia dell’arte fin dai suoi albori e che è presente in ogni etnologia.

Man Ray, Nudo femminile
Man Ray, Philadelphia (USA) 1890 – Parigi 1976. Nudo positivo del 1981 da negativo del 1930-1934 ca. Solarizzazione (1998). Dono di Arturo Schwarz

Personalmente, oltre ad apprezzare gli spazi di codesto museo che a causa della sua ubicazione non è meta primaria dei turisti, ho trovato molto interessante il parallelismo innescato tra la mostra e le sfilate romane che si svolgevano in quel periodo.

In entrambi i casi, infatti, è stata messa in luce una visione personale del corpo femminile, restituendolo ai fruitori a volte in maniera realistica e quasi “cruda”, a volte sublimando l’immagine della donna in visioni oniriche. Il tema di questa mostra, come già anticipato, è la seduzione della figura femminile. Sarebbe però sbagliato pensare che il percorso espositivo si basi solo ed unicamente sulla ritrattistica del corpo.

I curatori della mostra hanno deciso, infatti, di articolare in cinque sezioni l’expo al fine di cogliere i particolari aspetti della seduzione esercitata dalle forme muliebri su artisti spesso diversissimi tra loro e sulla loro capacità di interagire con essa, convergendo verso una prospettiva “deformante” che ne esprime la forza travolgente e per certi aspetti eversiva.

Il corpo femminile, dunque, non solo come elemento integrante della natura, ma anche come “artificio” plasmabile dalla visione dell’artista.

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Dalla prima sezione della mostra dal titolo “Le belle apparenze” si nota come il nudo femminile, benché esaltato da linee morbide e sinuose e da pose languide e accoglienti vicine ad una rappresentazione “classica” del tema, sia già influenzato o meglio declinato alla filosofia estetica dei manifesti delle “avanguardie”. La “non volontà” di restituire la “visione oggettiva” della figura umana, tipica nel linguaggio inquieto delle avanguardie perennemente in fuga da norme e convenzioni per abbracciare una ricerca basata sulla trasgressione e provocazione, trova riscontro nelle opere fotografiche di Man Ray che utilizza la fotografia non come puro mezzo per riportare la figura femminile, ma come strumento espressivo personale atto a ricavare una sintesi della linea femminile a cavallo tra la sua esaltazione e il suo annullamento e che in Modigliani, autore di raffigurazioni femminili tra le più sensuali e seducenti, se ne riscontra (a mio avviso) una maggiore intensità.

Modigliani Amedeo, Nudo femminile sdraiato
Amedeo Modigliani, Livorno 1884-Parigi 1920. Nudo sdraiato 1918-1919, olio su tela (1962). Acquisto alla Marlborough Gallery

Nella seconda sezione, intitolata “Seduzione/sedizione”, sono raccolte le opere di: Gino Severini, Giuseppe Capogrossi, Carlo Carrà, Renato Guttuso, Manzù, Victor Brauner, Eric Heckel, Joan Mirò ed Enrico Prampolini, artisti accomunati dalla progressiva destrutturazione della figura femminile nell’opera artistica.

Il nudo femminile viene riformulato secondo logiche diverse dal naturalismo, per abbracciare una visione legata alla definitiva eclissi del corpo. Gli autori di area surrealista offrono così una immagine fortemente deformata della sessualità femminile, dove la realtà è intaccata dall’inconscio, conducendo all’autodistruzione e alla cancellazione del corpo o alla sua deformazione ai limiti del mostruoso.

Hans Bellmer, La poupèe
Hans Bellmer, Katowice (Polonia) 1902-Parigi 1975. La poupée 1934-1983, fotografia tirata in 50 esemplari numerati (1998). Dono di Arturo Schwarz

La terza, dedicata all’“Oggetto del desiderio”, attesta come la seduzione assuma le forme di “particolari anatomici sessuali”, ma anche di oggetti-feticcio. Si parte dalla rappresentazione di parti anatomiche femminili, spesso decontestualizzate, per giungere agli oggetti comuni investiti di implicazioni erotiche: dalla bambola di Hans Bellmer, all’Objet mobile di Max Ernst, alla donna-scarpa di Salvador Dalì e qui ci preme ricordare il sodalizio che questo artista ebbe con la grande couturier Elsa Schiaparelli.

Nella sezione “La bella e la bestia” si allude all’incontro e alla sovrapposizione dell’elemento umano con quello animale o comunque non umano. È un genere che ha sempre attratto e spaventato l’umanità, basti pensare ai miti greci ben riportati ne “Le Metamorfosi” di Ovidio. Il gioco della seduzione esercitata dal nudo femminile offre così molteplici approdi che spaziano dall’ inconscio, all’automatismo dei Surrealisti come Breton e Masson, al simbolismo di Picasso.

“La bella addormentata” chiude in maniera esaustiva questa interessante expo con opere che alludono alla attrazione esercitata dal corpo femminile abbandonato nel sonno, fra vulnerabilità e passività. Forse uno dei metodi più antichi di rappresentazione del corpo femminile: in questa raccolta le opere riescono a giungere ad un effetto straniante, come nei nudi trattati con linearità arcaizzante da Modigliani o nelle ninfe dormienti di Giorgio De Chirico.

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La Forma della Seduzione.Il corpo femminile nell’arte del ‘900
GNAM Galleria Nazionale d’Arte Moderna
Roma
Dal 5 giugno al 5 ottobre 2014
www.gnam.beniculturali.it/

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Articolo a cura di Alberto Messina

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