Aroldo Bonzagni, All'uscita dalla Scala (1910). Milano, Galleria d'Arte Moderna

A Palazzo Magnani una ampia indagine sul Liberty in Italia

A Palazzo Magnani una spettacolare, ampia indagine sul “Liberty in Italia”, alla ricerca del moderno.

Sette sezioni che vedono riunite quasi 300 opere: dipinti, sculture, grafica, progetti architettonici e decorativi, manifesti, ceramiche, selezionatissimi prestiti provenienti dai più importanti Musei italiani e da straordinarie Collezioni private.

Molti di questi prestiti sono frutto dei più recenti studi e escono dalle collezioni mostrandosi al grande pubblico per la prima volta.

Enrico Lionne, L’attesa (1919). Novara, Galleria d’Arte Moderna Giannoni

Ogni sezione della mostra – dedicata al dialogo tra le diverse arti – mette in luce l’alternanza tra le due “anime” del Liberty italiano:

quella propriamente floreale e quella “modernista”, più inquieta e vicina a influenze europee,

e che porterà da lì a poco alle ricerche delle avanguardie e allo sviluppo in chiave più stilizzata ed essenziale del linguaggio decorativo.

Filo rosso che collega tutte le sezioni: la linea grafica e la ricerca sul segno, che erano allora alla base della concezione progettuale e formale di ogni opera, sia di quella più propriamente fluente e floreale, sia di quella più severa e moderna. Si sono, infatti, accostati a pitture, sculture, ceramiche, grandi manifesti pubblicitari, i bozzetti preparatori, i cartoni per gli affreschi, i disegni relativi a vasi, illustrazioni, incisioni.

Una chiave inconsueta che rivela, entrando nel vivo del “fare” e nella mente dell’artista, la vera essenza concettuale e espressiva del Liberty, un movimento, una tendenza e una moda che, a distanza di più di cento anni, non ha ancora esaurito il suo potere seduttivo.

A Palazzo Magnani una ampia indagine sul Liberty in Italia
Paolo Antonio Paschetto, Ragazza con lira (1908-1910). Roma, collezione privata.

•Si parte con la pittura: in tre ampie sale emergerà come in Italia non sia possibile individuare uno stile unitario riconducibile ad una ortodossia Liberty ma piuttosto una varietà dovuta in parte alla fedeltà ad un linguaggio tradizionale, piuttosto che una attenzione alle diverse tendenze d’oltralpe. Nonostante questo, in diversi artisti – da Casorati a Boccioni a Bargellini, da Bocchi a Corcos – si può avvertire, spesso in coincidenza con una ricerca giovanile, una eco della linea decorativa Liberty.

•Si passa perl’illustrazione e la grafica: forse più di ogni altra, l’espressione artistica caratterizzante la Belle Epoque è stata quella grafica, sia quella applicata – ovvero il manifesto e l’illustrazione libraria – sia quella produzione più personale sortita dai torchi dei singoli artisti che, in un’accezione più vasta, alle Esposizioni d’arte veniva definita “Bianco e Nero”. Nel caso della produzione grafica originale, si trattava quasi sempre di opere ispirate ai grandi temi della letteratura decadente o storicista; nel caso, invece, della grafica editoriale si vennero a creare importanti binomi tra artista e letterato. Ne sono un esempio i rapporti tra De Carolis e D’Annunzio, oppure tra Francesco Nonni e Antonio Beltramelli.

•Il percorso si snoda poi attraverso progetti di moderne CASE D’ARTISTA – come chiave nuova per entrare nell’idea progettuale dell’architetto che lavora, eccezionalmente e con la massima libertà espressiva, per se stesso – e attraverso le arti decorative, con l’esplosione delle tendenze Liberty in Italia, soprattutto in occasione dell’esposizione di Torino del 1902, quando in altri paesi già si avvertivano segnali di crisi, e a Vienna cominciavano a emergere prove di quello che sarebbe stato definito “Stile Secessione”.

A Palazzo Magnani una ampia indagine sul Liberty in Italia
Renato Bertelli, Marchesa Casati in maschera di medusa (1920). Fabbrica ceramiche Salvini Ro (Ferrara), Fondazione Cavallini

La tendenza più marcatamente Liberty nella scultura è invece espressa dall’opera di artisti come Domenico Trentacoste o Pietro Canonica.

Ma gli scultori italiani avevano iniziato già attorno al 1880 ad avvertire le prime inquietudini del Simbolismo, come ad esempio Leonardo Bistolfi e, accanto a questi, muovevano i primi passi anche i giovani cresciuti non più sui modelli ottocenteschi nazionali ma sui grandi maestri stranieri: Attilio Selva, Giovanni Primi, Ercole Drei, Nicola d’Antino.

Infine, a Palazzo Magnani, la grande pittura decorativa che attraverso i cicli di affreschi, privati e pubblici, realizzati da Edoardo Gioia, Galileo Chini (decorazioni per edifici termali e ville private), Adolfo De Carolis, Annibale Brugnoli, Giulio Bargellini e Antonio Rizzi (Vittoriano), esprime la vera tendenza sintetica del Liberty Internazionale e i manifesti diventano un canale attraverso il quale l’artista moderno può veicolare la propria creatività, rendendosi attivo e utile nel diffondere i frutti benefici della rivoluzione industriale, in anni in cui è massima l’attenzione verso il mondo delle arti applicate, della decorazione, di quello che verrà chiamato design, nella necessità di rivalutare il rapporto tra industria e artigianato educando il popolo ad una diffusa bellezza dell’oggetto di uso quotidiano.

A Palazzo Magnani una ampia indagine sul Liberty in Italia
Giulio Bargellini, Annunciazione (1901). Firenze, collezione privata

Partecipando dell’atmosfera culturale dominante, artisti come Adolfo De Carolis, Adolfo Hohenstein, Aleardo Terzi, Plinio Nomellini, Galileo Chini, Leonardo Bistolfi, Vittorio Grassi o Umberto Boccioni si dedicano alla nuova “arte del manifesto”, e applicano anche in questo settore gli stilemi delle tendenze figurative del momento.

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Liberty in Italia
Palazzo Magnani

Reggio Emilia
Fino al 14 febbraio 2017

Per info e prenotazioni:   Biglietteria Tel. 0522 454437/444446 – info@palazzomagnani.it

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