Wassily Kandinsky, la grande retrospettiva a Milano

La grande retrospettiva monografica attualmente a Palazzo Reale presenta oltre 80 opere fondamentali dell’arte di Kandinsky, in ordine cronologico, organizzata proprio secondo i periodi principali della sua vita, dagli esordi in Germania agli anni in Russia e in Francia poi.

¹Non sono molti gli artisti, e se è per questo nemmeno gli individui, che sono diventati successivamente cittadini di tre diversi Stati. Wassily Kandinsky occupa un posto particolare tra i numerosi artisti d’avanguardia che lasciarono i loro Paesi: nato in Russia, è celebrato alla Bauhaus come tedesco ed è morto cittadino francese nel 1944

(Angela Lampe)

Wassily Kandinsky, la grande retrospettiva a Milano
Vassily Kandinsky, Auf Weiss II (Su bianco II), 1923. Donazione Nina Kandinsky, 1976 Georges  Meguerditchian/Centre Pompidou, MNAM‐CCI © Centre Pompidou

Alain Seban, presidente del Centre Pompidou, afferma che

“Il clou della mostra è la presentazione del Salon de réception ideato da Kandinsky nel 1922 per la Juryfreie Kunstausstellung al Glaspalast di Berlino; questo insieme di pannelli decorativi, ricostruito in occasione dell’inaugurazione del Centre Pompidou nel 1977, da allora non era mai stato esposto fuori della Francia”

Quindi, un’ulteriore ottima occasione per visitare una mostra affascinante e per conoscere da vicino il percorso artistico e personale dell’artista.

Sono presenti quattro sezioni, attraverso le quali è possibile compiere un viaggio davvero suggestivo all’interno del mondo spirituale e artistico di uno dei grandi pionieri dell’arte astratta.

Wassily Kandinsky, la grande retrospettiva a Milano
Vassily Kandinsky, Venise n°4 (Venezia n.4), 1903 circa. Lasciato Nina Kandinsky, 1981 ©Centre Pompidou, MNAM‐CCI

1. A Monaco: 1896 – 1914

Kandinsky si trasferisce dalla Russia a Monaco per studiare pittura: la città tedesca in quel momento sta abbandonando la moda simbolista per diventare la capitale europea del Jugendstil (Art Nouveau), una nuova corrente artistica caratterizzata da decorazioni floreali e geometriche.

“Lo Jugendstil vuole essere il progetto di una società moderna, che aspira a una sintesi globale di arte e vita”

Kandinsky sviluppa un forte interesse per l’ornamentale ed esordisce con piccoli paesaggi ancora tardo‐impressionisti come in “Schwabing”, Sole invernale (1901) e con tempere simboliste dai colori lucenti, ispirate alle antiche leggende germaniche e alla vita della vecchia Russia, come in Scena russa, domenica (Vecchia Russia,1903‐04) ma sviluppa anche un forte interesse per l’ornamentale.

Dal 1908 crea i primi dipinti in cui, servendosi di colori accesi e antinaturalistici, traduce la realtà in immagini piatte, prive di volume, ispirate alla pittura fauve. Il paesaggio diventa così pretesto per ricerche sulla forma e sulla forza del colore, con cui avvia il primo processo di astrazione dal reale (Improvvisazione III, Improvisation III, 1909).

Nel saggio “Lo spirituale nell’arte” (Über das Geistige in der Kunst) pubblicato nel 1911, egli affronta lucidamente sul piano teorico ciò che andava sperimentando nella sua pittura, dal rapporto tra forma e colore a quello per lui fondamentale tra colore e suono, alla base dell’astrazione.

In questi anni Kandinsky crea le sue prime opere totalmente svincolate dal reale (“Quadro con macchia rossa”, Bild mit rotem Fleck, 25 febbraio 1914), che traducono in immagini astratte il suo mondo interiore.

Wassily Kandinsky, la grande retrospettiva a Milano
Vassily Kandinsky, Zeichnung zu Kleine Freuden (Disegno per “Piccoli piaceri”), 1913. Lasciato Nina Kandinsky, 1981 Philippe Migeat/Centre Pompidou, MNAM‐CCI

2. Di nuovo in Russia: 1914‐1921

Kandinsky è costretto a rientrare a Mosca a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale: in questo periodo si concentra su acquerelli di piccole dimensioni e disegni.

Nel 1915 non dipinge ma lavora solo su carta (Senza titolo,1915) e solo nel 1916 si dedica nuovamente alla pittura. Dopo un breve ritorno alla figurazione, successivo al matrimonio con Nina Andreevskaja, con lo scoppio della Rivoluzione d’Ottobre, Kandinsky viene coinvolto dai rivoluzionari nelle nuove istituzioni culturali, dove fino al 1920 occupa ruoli di prestigio.

Assorbito dagli incarichi istituzionali dipinge poco, ribadendo la sua scelta definitiva per l’astrazione (vedi l’opera fondamentale Nel grigio, Im Grau, 1919), ma l’avanguardia costruttivista lo osteggia per il suo espressionismo spirituale, e nel 1921 decide di tornare in Germania, quando Walter Gropius lo invita ad insegnare al Bauhaus.

Wassily Kandinsky, la grande retrospettiva a Milano
Vassily Kandinsky, Senza titolo. 1917. Lasciato Nina Kandinsky, 1981. Service de la documentation photographique du MNAM/Centre Pompidou, MNAM‐CCI©Centre Pompidou MNAM‐CCI

3. Gli anni del Bauhaus: 1921‐1933

Al Bauhaus, prestigiosa scuola di architettura e arte, dal 1922 è docente di Decorazione murale e concepisce e realizza con i suoi studenti la grandiosa decorazione per l’atrio della Juryfreie di Berlino.

Dello stesso anno è anche la raccolta di stampe Piccoli Mondi (Kleine Welten), sintesi della sue opere espressioniste prima della guerra, del suo nuovo stile più geometrico del periodo russo e del nuovo sviluppo del Bauhaus (vedi Griglia nera, Schwarzer Raster, 1922).

Gli anni al Bauhaus sono caratterizzati dall’amicizia con Paul Klee e dalla pubblicazione dell’altro suo principale saggio “Punto e linea sul piano”, nel 1926. I titoli stessi delle sue opere mettono in evidenza il rapporto tra i colori e le forme geometriche (Arancione, Schwarzer Raster 1923; Su bianco II, Auf Weiss II 1923; Giallo‐Rosso‐Blu, Gelb‐Rot‐Blau 1925); nel 1930 si affacciano le prime forme organiche. Nel 1933, a causa della chiusura del Bauhaus imposta dai nazisti, Kandinsky lascia il Paese e decide di trasferirsi a Parigi.

Wassily Kandinsky, la grande retrospettiva a Milano
Vassily Kandinsky, Auf Weiss II (Su bianco II), 1923. Donazione Nina Kandinsky, 1976 Georges Meguerditchian, CentrePompidou/MNAM‐CCI

4. Parigi: 1933‐1944

Parigi nel 1933 è la capitale dell’arte mondiale ma anche una città devota ai suoi soli artisti (Picasso e i Surrealisti soprattutto), poco interessata all’astrazione pura di un artista russo di nazionalità tedesca.

Kandinsky fin da giovane amava la pittura francese moderna ed era rimasto folgorato dalla visione di “I covoni” di Claude Monet, nella mostra degli Impressionisti a Mosca nel 1896, ricordata come una delle esperienze decisive che lo indussero a lasciare la carriera universitaria per diventare pittore; aveva già soggiornato varie volte a Parigi e aveva anche già esposto quindi era conosciuto, anche se all’inizio non trova appunto molto riscontro.

I Kandinsky si stabiliscono a Neuilly‐sur‐Seine, in un edificio affacciato sulla Senna e sul Bois‐de‐Boulogne: quella luce chiara e tersa seduce l’artista che schiarisce la tavolozza.

“Abitare qui è molto bello. Dalla finestra della terza stanza possiamo vedere il boulevard lungo la Senna (dall’alto perché abitiamo al sesto piano). Più in là un’isola dove non ci sono costruzioni: ancora la Senna con le colline che si perdono nell’orizzonte. Su tutto un cielo magnifico. La sera, le colline si illuminano come in un grande cielo stellato”

(Vassily Kandinsky a Josef e Anni Albers, 1934)

Intanto nei suoi dipinti e nei lavori su carta, anche per l’influsso degli amici surrealisti, si  moltiplicano le forme biomorfe: amebe, creature degli abissi, embrioni, insetti, esseri fluttuanti (vedi Ammasso regolato, 1938; Azzurro cielo, 1940; Una festa privata,1942).

Una sorta di:

“bizzarro zoo di animali inventati, metà uccelli, metà insetti, disseminati a formare coreografie rotanti; la loro danza evoca la libertà dei sogni, la creazione di un intero nuovo mondo di forme poetiche”

(Anna Hiddleston-Galloni)

Arte del Novecento
Vassily Kandinsky, 13 Rechtecke (Tredici rettangoli), 1930. Lasciato Nina Kandinsky, 1981 ©Centre Pompidou, MNAM‐CCI

Kandinsky stima Fernand Léger e frequenta Hans Arp e il giovane Joan Miró, tutti artisti che in qualche modo lo ispirarono.

I suoi ultimi grandi dipinti su tela furono Accordo reciproco e Tensioni delicate, eseguiti rispettivamente  nel giugno e nel luglio 1942. Solo le ultimissime opere prima della sua scomparsa (1944) forse perdono in parte gioia ed energia ma è con questo magnifico e vivido ritratto della moglie Nina che vogliamo ricordarlo:

“Ama la natura, e la ama più liberamente da quando essa non ‘posa’ più per lui. Ama l’acqua, e prende spesso il bateau-mouche che ancora attraversa Parigi. Nei suoi gusti, Kandinsky conserva una grande propensione alla fantasia, che si riflette nelle sue tele. Il suo senso dell’u- morismo lo porta spesso al cinematografo, ove apprezza soprattutto i film comici interpretati da Harold Lloyd e Buster Keaton. Non ama il canto, ma gli piacciono la musica e il balletto. Non gli piace il teatro, che gli sembra in ritardo rispetto alla vita, preferendogli il music-hall, il circo e i fuochi d’artificio. Kandinsky ha una predilezione per i numeri dei giocolieri. È sicuramente per questo che delle palle bianche sembrano infilarsi nelle sue composizioni, giocando a comparire e scomparire allo sguardo di chi le contempla”

“Pittore della poesia e del fantastico, sembra sempre che nelle sue tele ci sia di più di quello che appare a prima vista: non mancano i giochi infantili, e nemmeno la magia di quelle scatole a sorpresa che si aprono e si richiudono lasciandovi ogni volta negli occhi un segreto. Ogni suo quadro è un mondo a sé”

Christian Derouet (da Kandinsky, 2009, p.190)

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¹Questa e tutte le altre citazioni sono tratte da VASSILY KANDINSKY-La collezione del Centre Pompidou a cura di Angela Lampe con testi di Claude Allemand-Cosneau, Christian Derouet, Anna Hiddleston-Galloni, Annegret Hoberg, Ada Masoero, Rachel Milliez.

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VASSILY KANDINSKY
La collezione del Centre Pompidou a cura di Angela Lampe

Fino al  27 aprile 2014
Palazzo Reale
Milano
www.kandinskymilano.it

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