Affascinante, carismatica, ancestrale, misteriosa, immersa nella sua attività mantica: sono molte le leggende sedimentate nel folklore che narrano e tramandano questa figura femminile quasi sacra, avvolta da un’aura di magia, profondamente radicata nell’immaginario e nell’identità culturale delle Marche, a partire dalle profonde tracce lasciate nella toponomastica, dal segreto e remoto antro sul monte Sibilla in cui anticamente visse, forse circondata da fate/ancelle e altre creature fantastiche. Una donna sicuramente anticonformista, incantatrice o maga, strega o fata, regina o oracolo e profetessa che attirava ed attira ancora oggi curiosità, viaggi ed esplorazioni, supposizioni e studi, ricerche di scrittori, artisti, poeti e registi.
Le Sibille sono figure già appartenenti alla mitologia greca e romana, giovani (di solito) fanciulle o molto anziane poiché particolarmente longeve, note per le loro profezie emblematiche ispirate da interpretare con acume : Varrone ne indica l’etimologia incerta (probabilmente dal greco con il significato di “manifestazione della volontà divina”) e ne elenca dieci, tra cui la famosa Sibilla Cumana, che nel libro VI dell’Eneide di Virgilio incontra Enea consigliandolo e vaticinando ed è citata anche nel libro XIV delle Metamorfosi di Ovidio, dispensatrice di doni. Se seguiamo le svariati tradizioni locali ne troviamo molte di più.
Il mito della Sibilla Picena, anche nota come Sibilla Appenninica, è probabilmente di origine medievale (tra le fonti abbiamo Il Guerrin Meschino di Andrea da Barberino del 1410 e La Salade (ne”Le Paradis de la Reine Sibylle“) del provenzale Antoine de la Sale del 1420) e immagine identitaria del territorio marchigiano: tra le vette dei Monti Sibillini dimorava una donna di straordinaria bellezza, interlocutrice tra il cielo e la terra, tra il divino e l’umano.
Le sibille di Galliani sono donne di grafite con occhi serrati, colte nel profondo momento di meditazione. Sul volto di queste enigmatiche figure compare, incisa come un tatuaggio di pigmento rosso, la lettera a: l’inizio della profezia, l’origine del tutto. Sulle tavole in mostra di riecheggia la poetica celeste dell’artista, legata a cieli infiniti e a universi di stelle lontane.
“Mai più senza Dio o divinità occulte, ti sei seduta tra il cielo e la terra ignara del tempo che a te non occorre. Sembiante di mille volti guardi il mondo che inesorabilmente volge alla caduta. Noi orfani delle tue parole e certezze viviamo l’assenza nell’oblio del tempo” Omar Galliani
La rassegna, che segue la mostra personale dell’artista emiliano conclusa da poco a Palazzo Reale di Milano, si sviluppa attraverso un percorso espositivo che comprende oltre quaranta opere suddivise in sette differenti sale tematiche, rendendo omaggio al Maestro del disegno Omar Galliani che da tempo opera in stretta sinergia con il territorio ascolano: risale infatti al 2004 la prima importante esposizione delle opere di Galliani realizzata dalla città di Ascoli Piceno nelle sale della Galleria d’Arte Contemporanea Osvaldo Licini a cui seguì, lo stesso anno, il palio della Quintana realizzato dall’artista in occasione delle feste in onore di Sant’Emidio. L’opera di Galliani è ancora presente nella mostra omaggio a Cecco d’Ascoli, allestita nel 2021 presso il Forte Malatesta di Ascoli Piceno.
La sezione dedicata alla Sibilla è inedita e ideata e realizzata appositamente per questa mostra, mentre la seconda sezione si intitola Raffaellesca e altro. Il disegno è sempre in viaggio e ospita una serie di opere dedicate a Raffaello e realizzate tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, quando Galliani iniziò a insegnare all’Accademia di Belle Arti di Urbino. L’attenzione si pone sulla rielaborazione di temi e tecniche dell’arte del passato, concetti chiave dell’Anacronismo, corrente teorizzata da Maurizio Calvesi e Italo Tomassoni, a cui l’artista aderisce nel 1983. Emerge così una costante dell’opera di Galliani: rifacendosi ai grandi maestri del Rinascimento, l’artista ha dato compimento ad una naturale inclinazione al disegno e all’esercizio grafico, allontanandosi però dalla tradizione e rivisitandone le modalità. Il disegno di Galliani non rappresenta infatti un momento preparatorio, la tappa iniziale del processo creativo, bensì un medium completo ed esauriente, un mezzo primario e di elezione, opera compiuta che non necessita di ulteriori passaggi.
Segue la sezione Paesaggi interiori, che racchiude opere ispirate a paesaggi reali, percezioni del mondo esterno ora trasformato in simbolica rappresentazione di mondi interiori, e la sezione De rerum natura ispirata dall’opera filosofica di Lucrezio, che esplora la connessione tra l’uomo e la natura attraverso la rappresentazione di due momenti fondamentali, la morte e la rinascita. E ancora, la parte dedicata a Blu oltremare, che prende vita dall’essenza del colore blu, ad evocare il mare e il cielo, l’illusione di una prospettiva aerea e marina che si dissolve in infinite sfumature. Poi Baci rubati / Covid 19, realizzata durante il periodo di Pandemia, è invece una filmografia disegnata, che oltre a stimolare una riflessione emotiva sul periodo di isolamento fisico, intende evidenziare il rapporto persistente e intenso dell’artista con il mondo del cinema.
Infine, Traiettorie dell’essere testimonia una delle rare incursioni di Omar Galliani nel campo della scultura: nel 1983, durante gli anni di insegnamento all’Accademia di Belle Arti di Urbino, plasmò una scultura in terracotta, da cui nacquero versioni in bronzo e in acciaio inox. In quest’opera, un inno alla genesi del pensiero, una testa coronata di arco si prepara a scagliare le proprie idee come frecce, ancora una volta nell’infinito cielo stellato, in un eterno viaggio verso l’orizzonte dell’intelletto.
Info:
Omar Galliani
L’eco della Sibilla
A cura di Stefano Papetti
14 gennaio – 30 aprile 2024
Palazzo dei Capitani, Ascoli Piceno
Email zoomartassociazione@libero.it
Orari Lun – ven 16:30 – 19:30 Sabato e festivi 10:30 – 13:00 | 16:30 – 19:30
Biglietto 5 €
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