A.I. Re-action A.I. Artisanal Intelligence

Dal 28 giugno al 1 luglio 2018 in occasione di Alta Roma, presso gli Studi di Cinecittà – Area Antica Roma, A.I. Artisanal Intelligence, esposizione a cura di Clara Tosi Pamphili e Alessio de’ Navasques, si è proposta come una sorta di zona operativa in uno spazio inventato cinematografico.

Un’idea che rappresenta la volontà di risolvere un problema che sta negli eccessi dell’invenzione e di certa creatività: un campo base dove giovani designer sperimentano uno stile contemporaneo che unisce la ricerca artigianale all’immagine dell’abbigliamento sportivo, alla divisa e alla dimensione outdoor. Creativi che hanno superato il vincolo estetico del bello inutile, che sentono l’emergenza di creare una moda per colmare la distanza fra chi si preoccupa del futuro e chi invece vive in una dimensione virtuale, fatta di acquisti online e alienazione. Intorno a tavoli e in tende-laboratorio cercano nuove soluzioni, sanno che oggi non basta arrivare all’educazione di chi compra e produce.

Vogliono un futuro sano per cui non si può scegliere solo il romanticismo artigianale.

La loro visione è accompagnata da un’adeguata competenza tecnologica e di ricerca: lavorano come hacker, ricercatori, antropologi e sarti. I designer selezionati sanno adeguare e comprendere le nuove tecnologie per risolvere problemi e definire una nuova economia.

 

Sono storie italiane e straniere di reinvenzione della tradizione, grazie alla necessità di cambiamento: presenti i lavori di GR10K che trasforma l’estetica dell’uniforme militare e da lavoro all’insegna della sostenibilità; pezzi dell’archivio dell’azienda Grassi (che opera dal 1925 nel campo dell’abito da lavoro; i gioielli di Alama; la sartoria di M140; le divise reinterpretate di Aigerim Kairat, dall’Istituto Marangoni di Milano; la maglieria italiana di Vitelli e i capi ispirati ai pescatori del designer cinese Binghua Mao, dallo IED Milano.

Il paracadutismo militare è uno degli spunti di reazione alla claustrofobia anche per la collezione Claustrum di Nicola Spinelli della NABA di Milano: la fuga dalle ossessioni protettive materne e urbane che generano fobie. La paura irrazionale che crea un senso di oppressione è un disturbo comune a tanti che vivono in aree urbane, si esprime chiudendosi al rapporto con gli altri. Lo street style di Spinelli racconta questa chiusura alla comprensione con i volti coperti e le taglie oversize. Le silhouette esprimono un sovraccarico e tendono a creare alternative grazie all’uso della tecnologia. Così come la paura per un futuro fatto di incertezze e angosce ha ispirato Giorgia Andreazza a creare capi mutanti e trasformabili, divise postmoderne per affrontare le difficoltà del momento storico che stiamo vivendo.

Flavia Grazioli
Giorgia Andreazza

Materiali ibridi ripresi dal campo militare come tessuti antiproiettile, antitaglio, grossi cappucci e passamontagna, diventano gli involucri per proteggerci dalle nostre odissee quotidiane. La “Re-Action” del femminile di Valentina Ortiz, che viene dal Polimoda di Firenze, si esprime in una collezione accompagnata dallo slogan “I’m not your dream girl but only my own”. Uno street style femminile e determinato che spinge fuori dalla propria stanza antisociale, chi si chiude in se stessa perché non si sente accettata. Ispirata dal messaggio della “Sad girl Theory” di Audrey Wollen la giovane artista americana che vuole dare una giusta collocazione alla tristezza femminile non come atto remissivo ma come lucida presa di coscienza e accettazione di se stessa.

Nicola Spinelli
Valentina Ortiz

Il giovane talento artistico di questa edizione è Erica Curci con EXUVIA, il suo progetto di produzione biomateriale che, attraverso colture batteriche e sostanze di origine vegetale e proteica, genera nuovi tessuti quanto più simili a quelli epidermici.

Erica Curci

Un allestimento che ha portato i visitatori a seguire la progressione del lavoro nelle sue fasi di evoluzione, in un laboratorio da campo. La pelle del corpo rappresenta l’ultimo involucro da trasformare per cambiare la funzione protettiva, come per gli abiti dei designer che cambiano i materiali trasformando l’immagine di quello che siamo.

La tenda è il simbolo del campo base e per “A.I. Re-Action” si trasforma cambiando la sua texture, diventando così un oggetto di haute couture da outdoor: è la raffinata tenda realizzata per FieldCandy da Chiara Cola, fashion e textile designer italiana con base a Londra.

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PHOTO CREDITS:   G. Palma / Luca Sorrentino ©AltaRoma2018