La scomparsa di mia madre (The Disappearance of My Mother) intanto è stato l’unico film italiano in concorso al Sundance Film Festival 2019, nella sezione World Cinema Documentary, intenso esordio alla regia di uno dei quattro figli di Benedetta Barzini, Beniamino Barrese: scopriamo il ritratto di una donna dolce e fiera, a tratti tenerissima, dal sorriso sbarazzino che ancora incanta, a tratti dura e scostante, sicuramente non convenzionale, tenace, diversa nella sua autenticità.
Un ritratto che rimane scolpito nella mente e nel cuore: Benedetta è stata una modella iconica negli anni Sessanta, dai tratti somatici sofisticati e potenti occhi che ammaliano. Richiestissima e immortalata dai più grandi fotografi e artisti, come Richard Avedon e Andy Warhol, si è reinventata più volte nel corso della vita e ora a 75 anni è stanca dei vari ruoli in cui si è trovata costretta e vuole scomparire in un luogo lontano.
Il figlio, legatissimo a lei e fin da piccolo in fondo ossessionato dalla sua forte personalità e dalla sua immagine carismatica, firma un’opera che è quasi il regalo di una vita, forse per afferrare l’essenza più profonda di sua madre, suggellarla con amore per sempre e nello stesso tempo per provare a staccarsi gradualmente da lei.
Un documentario molto intimo, presentato in anteprima italiana a Bologna per il #BiografilmFestival2019 mercoledì 12 giugno (uscirà in sala a ottobre 2019) – [date delle proiezioni a fine articolo] – ha ricevuto la Menzione speciale della giuria Biografilm Italia e il Premio Ucca – l’Italia che non si vede | Biografilm Italia 2019 | Storie Italiane in collaborazione con Arci Ucca, con questa motivazione:
«Un film che è un’evocazione e un commovente saluto. L’opera di Beniamino Barrese riunisce passione, emozione e tecnica, mettendo in pratica l’insegnamento di Buñuel: ‘Bisogna riprendere la realtà come fosse un sogno e i sogni come fossero realtà’. Se nascesse una pellicola come questa ogni giorno e se nascesse una Benedetta Barzini ogni giorno, il nostro imperfettissimo mondo sarebbe molto meno imperfetto.»
Per quanti non lo sapessero, Benedetta Barzini nasce in Toscana, a Porto Santo Stefano, nel 1943 da genitori decisamente illustri, ossia Luigi Barzini (junior), giornalista del Corriere della Sera e Giannalisa Gianzana Feltrinelli (madre del famosissimo editore Giangiacomo Feltrinelli, avuto dal precedente marito).
Con una famiglia di questo tipo la via per l’affermazione di sé potrebbe sembrare di certo facile e spianata, ma non è così: bellissima, dallo sguardo magnetico e dalla personalità decisa e ribelle, Benedetta ha un rapporto freddo e difficile con i genitori, segue un percorso tutto suo e tutto speciale, vivendo una vita eccezionale e mai banale, sempre tentando di distaccarsi dal conformismo e dai ruoli prestabiliti, che a volte forse desideri, ma che alla fine finiscono per ingabbiarti e toglierti la libertà di essere te stessa.
Come spesso è accaduto alla più grandi modelle, è stata scoperta per puro caso mentre passeggiava a Roma in via Condotti: una redattrice americana di Vogue Italia, Consuelo O’Connel Crespi, non conoscendo la sua identità, la notò solo per il suo fascino pazzesco e la segnalò a New York alla mitica Diana Vreeland che ovviamente non se la fece scappare, anzi la reclutò subito come modella per un servizio con Irving Penn.
In un’intervista dell’anno scorso al Corriere, Benedetta commenta così quel momento che le cambiò completamente la vita:
“Per la prima volta qualcuno stava dicendo: voglio te, uno scheletro che non ha nemmeno finito le scuole medie. Ci sarei andata anche a lavare i vetri, dalla Vreeland”
Niente male come esordio a soli 20 anni, eh? Da qui il suo lancio internazionale come top model richiestissima da tutte le Maison più affermate (tra le quali Dior) e da tutti i migliori fotografi, come Bert Stern, Sokolowsky, Richard Avedon: si fermò nella grande Mela per quasi 10 anni frequentando il mondo dell’arte, della moda e i circoli più all’avanguardia, diventando Musa e amica di Salvador Dalí e Andy Warhol, partecipando al mitico Black&White di Truman Capote al Plaza nel 1966, invitata nei più celebri salotti (anche da Jacqueline Kennedy).
Gli anni d’oro americani finiscono nel 1969 (“all’improvviso smise di squillare il telefono”) e di conseguenza il ritorno in Italia e il tentativo di uscire quanto prima dalla categoria “ex top model”: l’amore travolgente con il regista Roberto Faenza, dal quale ebbe due gemelli, la scoperta della passione politica per cui si iscrisse al Pci e si dedicò ai movimenti per i diritti delle donne lavoratrici, altri amori che poi finirono, l’inizio della collaborazione come giornalista per alcune testate, l’attivismo femminista e infine a metà degli anni ’90, la nuova carriera come docente di Storia dell’abito presso la Scuola progettisti di moda dell’Università di Urbino e di antropologia della moda per il corso di Laurea Triennale di Fashion Design presso la Naba – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano.
Ancora oggi richiestissima in passerella (ha sfilato per Armani, Antonio Marras, Simone Rocha, Daniela Grecis e ha interpretato svariate campagne pubblicitarie come testimonial), premiata con l’ Ambrogino d’oro nel 2017 (memorabile ed esilarante il momento nel docufilm in cui Beniamino le chiede di indossare un abito elegante per la premiazione e di farlo, se non per se stessa almeno per il progetto, ma ovviamente lei fa di testa sua e si presenta in bicicletta con maglione casalingo e capello selvaggio diciamo!) e con il Premio Victoria nel 2018, riconoscimento elargito da Procter&Gamble alle donne over 50 che hanno avuto il coraggio di reinventarsi e liberarsi dagli stereotipi, Benedetta è una grande donna alla quale ispirarsi e concludiamo con 3 sue frasi cult rilasciate in una recentissima intervista a Vanity Fair e ribadite nel film che vi consigliamo di vedere assolutamente:
«Non sopporto la superficialità»
«Invecchiare significa accettare di avere l’età che si ha, non far finta di averne 20 di meno»
«La consapevolezza è fondamentale e non significa mettersi a fare battaglie rivoluzionarie. Finché le donne non si sveglieranno non cambierà nulla»
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⇒ Il film esce in tutta Italia, il 10 ottobre 2019 e qui il calendario di presentazioni (con Benedetta Barzini presente in sala) e altre proiezioni nel post del trailer: www.facebook.com/thedisappearanceofmymother/videos
⇒ Il film sarà proiettato a Bologna l’11 ottobre 2019 presso il Cinema Lumière. In sala sarà presente Benedetta Barzini e Beniamino Barrese in dialogo con Rosella Ghigi, docente di Sociologia UNIBO e fondatrice del Centro Studi sul Genere e l’Educazione
⇒ Seconda proiezione del film il 15 ottobre 2019 presso Cinema Teatro Galliera a Bologna. Collegamento Skype con Beniamino Barrese ☛ Repliche 19 ottobre
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