BONES_AND_ALL-Taylor Russell and Timothee Chalamet Credits Yannis Drakoulidis_ Metro Goldwyn Mayer Pictures

Bones and All: storia di un amore impossibile, dolce quanto oscuro

Bones and All: storia di un amore impossibile, dolce quanto oscuro.

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Uno dei film più attesi di #Venezia79: basato sul romanzo YA del 2005 “Bones & All” (“Fino all’osso”) di Camille De Angelis, con Luca Guadagnino che torna agli amati anni ’80 (ricorda Chiamami col tuo nome) grazie ad un’altra storia d’amore, particolarmente dolce quanto oscura e inquietante, un viaggio on the road di due giovani statunitensi disadattati interpretati da Taylor Russell e Timothée Chalamet (che ormai possiamo considerare suo attore feticcio) alla ricerca della propria identità, che condividono un appetito feroce e devastante che li allontana dal resto del mondo e, per quanto anelino a trovare un luogo nel quale sentirsi davvero a casa, li porta a fuggire.

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Bones and All: storia di un amore impossibile, dolce quanto oscuro
BONES AND ALL – Taylor Russell and Timothée Chalamet (Credits Yannis Drakoulidis, Metro Goldwyn Mayer Pictures)


Maren, cela un segreto sin dalla nascita, spinta da una voracità inspiegabile che va oltre ogni limite umano. Incapace di comportarsi come gli altri e in costante peregrinazione di città in città, ha sempre avuto la sensazione di essere un’emarginata senza possibilità di appello. Ma ad un certo punto scopre di non essere l’unica: al mondo esistono altri come lei.

Altri come Lee, un ribelle di paese che la aiuta a sopravvivere, le si affeziona sempre di più e riesce a vedere al di là dei suoi desideri proibiti, anche quando i due diventano pericolosamente vulnerabili l’uno per l’altra.

Il regista lo ha definito un film “sugli amori impossibili, sui reietti e sul sogno di trovare un luogo in cui sentirsi a casa”.

Spesso effettivamente nelle sue opere ha affrontato amori ed emozioni viscerali. Questo è il suo primo lungometraggio realizzato negli Stati Uniti e rappresenta un tuffo nella più classica tradizione americana dei “viaggi di transizione” e formazione on the road: la troupe ha girato in cinque Stati, partendo dal Maryland e dirigendosi a Ovest verso l’Ohio, il Nebraska, l’Indiana e il Kentucky, tra spazi sconfinati, piccole fattorie e cittadine, infinite superstrade, in luoghi incredibili, densi di contraddizioni e di contrasti che sono anche visivi, cieli infiniti fanno da contraltare all’intimità di un terreno caratterizzato da molteplici sfaccettature.

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Bones and All: storia di un amore impossibile, dolce quanto oscuro
BONES AND ALL – Taylor Russell and Timothée Chalamet (Credits Yannis Drakoulidis, Metro Goldwyn Mayer Pictures)

Ma questa è un’America dai tratti quasi mitici in cui due persone senza un futuro definito, e condannate a essere “altro”, inseguono un glorioso sogno di fuga e accettazione. Guadagnino si imbatte per la prima volta in questa storia tramite l’adattamento fatto da uno dei suoi sceneggiatori preferiti, David Kajganich, il quale si era già occupato della commedia romantica A Bigger Splash e del remake di un grande classico dell’horror, Suspiria.

Interessante la visione che emerge e che tende a contestualizzare la sua situazione verso il realismo e non verso il fantasy: nelle intenzioni di Guadagnino, il cannibalismo, visto come una patologia difficilmente controllabile, non rappresenta tanto una provocazione, quanto un’atmosfera. Il regista evidenzia il fatto che cibarsi di carne e sangue umani sia da sempre una metafora religiosa e letteraria.

Tuttavia, lui ha scelto di approcciarsi agli inquietanti appetiti dei personaggi come a un semplice dato di fatto, una necessità tanto concreta e impellente quanto lo è dormire. Inoltre, cosa ancora più importante, è una disfunzione che implica paura, vergogna, impulso e pregiudizio, rendendoli degli emarginati e costringendoli ad affrontare, in modo costante e concreto, quel lato primordiale della natura umana, il danno che tutti siamo capaci di infliggere.

Quando si nutrono, Guadagnino pone l’accento sul fatto che per loro sia un qualcosa di “difficile e triste”, necessario e soddisfacente, ma che porta sempre al rimorso.

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Bones and All: storia di un amore impossibile, dolce quanto oscuro
BONES AND ALL – Taylor Russell and Timothée Chalamet (Credits Yannis Drakoulidis, Metro Goldwyn Mayer Pictures)

Da sempre attratto dai personaggi femminili forti, Guadagnino tenta di analizzare la ricchezza e la complessità con cui Maren, non più bambina ma non ancora un’adulta, si approccia a un destino che non si è scelta. La ragazza non accetta mai passivamente i suoi impulsi, ma si arrovella ogni volta sul dilemma morale di non potersi liberare da questa vita senza danneggiare gli altri.

La ragazza quindi non solo prova a scendere a patti con chi è, ma va oltre, forzando i limiti di chi potrebbe essere all’interno di una realtà che vuole invece metterla al bando, tarparle le ali, farla sentire in pericolo. Avendo visto Taylor Russell in Waves – Le onde della vita, il film di Trey Shults che ha segnato la svolta della sua carriera – e che le è valso il Gotham Award come Attrice Rivelazione, ha capito subito che era perfetta per poter esplorare l’inesplorabile.

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Guadagnino imposta sempre una grammatica visiva per i suoi film e in questo caso, la parola chiave dal punto di vista stilistico è stata coinvolgimento.

Per assicurarsi che le immagini trasportassero gli spettatori dritti nel mondo di Maren, nel ritmo serrato della sua storia d’amore con Lee, e nell’era del punk rock e di Ronald Reagan, il regista ha scelto un direttore della fotografia relativamente poco noto ma la cui fama è in ascesa. Si tratta di Arseni Khatchaturan, originario della Bielorussia, il cui amore per le texture grezze e per lo scolpire tramite la luce si è fatto evidente nei film dei registi georgiani Rati Oneli e Dea Kulumbegashvili.

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I set, pressoché tutti reali, e i costumi sono stati utilizzati con il duplice fine di raccontare la storia e definire l’epoca in cui è ambientata.

Lo scenografo statunitense Elliot Hostetter, già occupatosi per il regista delle scenografie di We Are Who We Are ha deciso di “plasmare una visione dell’America che fosse autentica e non turistica”. Per quanto riguarda i costumi, Guadagnino si è riunito con Giulia Piersanti per la loro quinta collaborazione. Ha immaginato gli outfit di Maren e Lee facendo presagire la moda grunge che sarebbe scoppiata di lì a poco, con quell’estetica oversize, sdrucita, androgina e decisamente da mercatino dell’usato. “Io e Giulia abbiamo pensato l’abbigliamento di Maren e Lee in un modo che riflettesse quelli che avrebbero potuto essere i loro idoli, ma che già di suo fosse iconico”, dice Guadagnino.

“Giulia è sempre capace di realizzare le mie idee nel migliore dei modi”. In particolare, Piersanti e Chalamet si sono basati su questo presupposto per l’abbigliamento di Lee. Stando a quanto afferma Chalamet: “Una parte delle idee alla base dell’abbigliamento di Lee è che sta sempre collezionando vari oggetti che sgraffigna alla gente per strada. Ma abbiamo anche deciso che si sarebbe tinto i capelli di rosso e che avrebbe avuto dei tatuaggi, per rendere l’idea di una persona vagamente scostante e ribelle ma che sta ancora cercando di capire chi vuole essere esattamente. Ho l’impressione che Lee sia quel tipo di persona che, con tutta probabilità, si guarda allo specchio e prova diverse ‘maschere’, diversi stili ed espressioni, per vedere quale si abbina meglio al modo in cui si sente”.

Il meticoloso lavoro della makeup artist Fernanda Perez e dell’hair designer Massimo Gattabrusi dà il tocco finale ai look, facendo risaltare il logorio della vita di strada.

“Il loro lavoro eccezionale mostra come la vita da girovaghi si ripercuota sui volti e sulla pelle dei personaggi” afferma Guadagnino. “È stato tutto curato nei minimi dettagli e costituisce un ulteriore piano del racconto”.

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Elemento essenziale infine la colonna sonora: parte con i Duran Duran, catapultandoci immediatamente nella camera di una teenager degli anni ‘80, e include brani di gruppi indie
che hanno fatto la storia della musica dell’epoca, come i Joy Division e i New Order.

Per quanto riguarda la partitura, è a cura di due musicisti formatisi successivamente e che di quelle band hanno subito il fascino e l’influenza, per poi sviluppare una loro personale e straordinaria capacità di sfruttare, da un punto di vista sonoro, il senso di solitudine e di urgenza.

Stiamo parlando di Trent Reznor e Atticus Ross. Il duo è oggi famoso tanto per i Nine Inch Nails, il grintoso gruppo musicale industrial rock di cui fanno parte, quanto per le loro tracce evocative e visionarie, tra cui le colonne sonore di The Social Network e del film di animazione della Pixar Soul, entrambe premiate con l’Oscar.

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In sala dal 23 novembre 2022

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