Antonia Pozzi: l’intensa vita di una delle più grandi poetesse del Novecento

Antonia Pozzi: l’intensa vita di una delle più grandi poetesse del Novecento.

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“Stanotte i peschi

si son passati la parola

per mascherarsi capricciosamente

e stamattina son sbucati da ogni muro,

pavoneggiandosi,

come bimbette che in un giorno di festa

si fossero annodate le treccioline striminzite

con dei bei nastri rosa, sfarfallanti”

A. Pozzi, Parole, Garzanti

Mi piace salutare l’arrivo della primavera con questa radiosa immagine dei “peschi mascherati” attraverso le parole di una delle più grandi poetesse del ‘900, proprio oggi che tra l’altro è la Giornata mondiale della poesia (istituita dall’UNESCO nel 1999).

Antonia Pozzi nasce a Milano il 13 febbraio 1913 da Roberto Pozzi, un noto avvocato originario di Laveno, e dall’aristocratica Lina Cavagna Sangiuliani, nipote di Tommaso Grossi, scrittore e poeta collega di Manzoni.

L’ambiente che ha intorno contribuisce in maniera determinante alla sua formazione e profonda sensibilità: cultura, musica, lingue straniere, arte e viaggi, sono per la sua famiglia all’ordine del giorno. Appassionata di fotografia, ama profondamente la natura e scalare le “sue” adorate montagne che chiamava “mamme”: davvero speciale il legame con la Valsassina, dove la sua famiglia aveva una villa alla quale sarà legatissima per tutta la sua breve vita.

Frequenta il  Regio Liceo – Ginnasio Alessandro Manzoni a Milano, dove instaura importanti amicizie, si dedica alla scrittura di un diario e di alcune prime poesie e soprattutto dove incontra per la prima volta l’amore, tanto viscerale quanto doloroso, per il suo insegnante di latino e greco, Antonio Maria Cervi, con il quale inizierà alla fine del percorso di studio una relazione, fortemente ostacolata dai suoi genitori e quindi alla fine interrotta con enorme sofferenza e un turbamento che non placherà mai.

Dal 1930 frequenta all’Università Statale la facoltà di Lettere e Filosofia e segue il corso di Estetica del professor Antonio Banfi, laureandosi proprio con lui nel 1935 con una tesi sugli anni della formazione letteraria di Flaubert. Nel 1937 diventa insegnante all’Istituto Tecnico Schiapparelli, continuando a lavorare ai suoi progetti di scrittura, traduzione e composizione poetica ma non vedrà mai pubblicata la sua opera: il 3 dicembre del 1938, a Chiaravalle Antonia si toglie la vita a neanche ventisei anni. Alla sua scomparsa, il padre distrusse quasi tutti i suoi scritti, tra lettere e diari, e pubblicò una prima edizione-da lui però modificata- di poesie nel 1939.

Fu Montale a riscoprire e curare le successive edizioni delle poesie di Antonia nel corso degli anni ’40 consacrandola come una delle più grandi poetesse italiane del Novecento.

Antonia Pozzi, Casorate Sempione, maggio 1937 ©Antonia Pozzi / Centro Internazionale Insubrico “Carlo Cattaneo” e “Giulio Preti”

Profondamente animata dalla sue grandi passioni, di una vivida intelligenza complessa, con uno sguardo capace di penetrare la vita e coglierne l’essenza più autentica, costituita da molteplici sfumature e stridenti contrasti, tra desideri, emozioni anche violente, bellezza e dolore,  buio e luce, è ancora oggi una voce femminile di emancipazione capace di parlare un linguaggio universale.

Anche il teatro e il cinema hanno cercato di raccontare questa figura immensa e tragica nello stesso tempo e ricordiamo tra gli altri i documentari  Poesia che mi guardi di Marina Spada presentato fuori concorso nel 2009 alla 66ª Mostra del Cinema di Venezia e “Il cielo in me. Vita irrimediabile di una poetessa” di Sabrina Bonaiti e Marco Ongania nel 2014. E infine il raffinatissimo film in costume ambientato nella Milano degli anni ’30 “Antonia” di Ferdinando Cito Filomarino, con Linda Caridi nel ruolo di Antonia Pozzi, uscito nel 2015 di cui oggi vi vogliamo parlare.

Curiosità: il lungometraggio è prodotto dalla Frenesy Film, appartenente tra gli altri a uno dei nostri registi preferiti ossia Luca Guadagnino, che a tal proposito ha dichiarato: “Mi sono imbattuto nell’opera di Antonia Pozzi nel periodo di lavorazione di Melissa P. perché stavo compiendo delle ricerche sul femminile inespresso. Successivamente ho realizzato un cortometraggio per Fendi dove Alba Rohrwacher recitava una poesia della Pozzi e in parallelo ho cominciato a leggere delle biografie su di lei perché m’intrigava molto il suo essere un’iconoclasta del suo tempo, in una maniera trattenuta e discreta. Mi affascinavano tante cose: la milanesità, il mondo lombardo, il momento storico così furioso del fascismo”.

Per cui ha sostenuto pienamente il progetto, amante della poesia della Pozzi da anni e inoltre interessato al modo in cui un giovane regista come Ferdinando – anch’egli milanese come la poetessa – potesse cogliere la potenza della voce di una sua coetanea così lontana nel tempo, ma nello stesso tempo così vicina, nelle emozioni, nelle inquietudini, nella sua profondissima sensibilità tanto moderna e attuale. Guadagnino comunque ha omaggiato ancora successivamente Antonia anche nel suo Chiamami col tuo nome quando Elio (Timothée Chalamet) dona alla sua “crush” Marzia una copia di Parole.

Poster Antonia.

Linda Caridi | FM People

Recensione: ANTONIA. Vita e passione di una poetessa. Un gran bell'esordio  italiano | Nuovo Cinema Locatelli

“Antonia” è stato riconosciuto dallo Stato come Film di Interesse Culturale e ha anche ricevuto un fondamentale contributo da parte del MIBAC, della Regione Lombardia: è il ritratto di un’artista, che scrive in segreto e che investiga il mondo che la circonda con una prospettiva inedita, intima e febbrile. Il film racconta gli ultimi dieci anni della sua vita: si apre con una sedicenne ultra sensibile alto borghese che vive ai tempi del Fascismo, che frequenta il liceo a Milano, che scopre l’amore impossibile e i suoi tormenti.

Assistiamo nel corso del tempo al crescere e al maturare della sua arte e della sua personalità, nei pensieri, nelle espressioni del volto, nelle montagne che scala, nelle persone che incontra nelle fotografie che scatta e nelle pagine che scrive.

La poesia è la vitaIl film su Antonia Pozzi - Corriere.it

La poesia è la vitaIl film su Antonia Pozzi - Corriere.it
Photo film Antonia courtesy Frenesy Film

Ovviamente non possiamo dimenticare l’accuratezza e la pura bellezza  dei costumi, in perfetta silhouette anni ’30, curati dalla famosa costumista Ursula Patzak. Nata a Monaco di Baviera, formatasi in  scenografia all’Accademia di Belle Arti di Bologna, ha iniziato la sua splendida carriera nel 1991 collaborando come assistente costumista di Moidele Bickel per gli spettacoli di Peter Stein e di Chloè Obolensky al Festival di Salisburgo. Dal 2001 collabora con Mario Martone: per Noi credevamo ha vinto il Davide di Donatello nel 2011 e per Il giovane favoloso (con Elio Germano nei panni di Giacomo Leopardi) ha vinto un altro David nel 2015.

Così  Ursula ha raccontato il suo lavoro immenso per Antonia”: “Ho fatto molte ricerche storiche. Oltre a una documentazione fotografica sui anni ‘30 e ‘40, insieme a Ferdinando ho studiato molto materiale fotografico che abbiamo guardato insieme. C’e stata una ricerca sulla autenticità e una particolare attenzione sull’abbigliamento del personaggio di Antonia. La tendenza, che abbiamo elaborato e scoperto attraverso le foto insieme a Ferdinando, era la predilezione di Antonia per un abbigliamento piuttosto sportivo e comodo più che per dei vestiti alla moda. Partendo dalla fisicità di Linda Caridi, ho fatto dei bozzetti adattando le linee dell’epoca all’aspetto specifico della protagonista. C’e stata la preziosa collaborazione della casa Fendi, che, attraverso i bozzetti e la campionatura dei tessuti, hanno creato l’abbigliamento perfetto per Antonia. Ferdinando ha assistito a tutte le prove costume e abbiamo elaborato insieme l’immagine di Antonia per le varie situazioni del film, ma anche i cambiamenti e lo sviluppo del personaggio all’interno del suo percorso.”

E appunto Silvia Fendi aggiunge: “Mi piaceva l’idea di sostenere un’opera prima e di raccontare una donna complessa. Il film è ambientato tra il ’28 e il ’38. Anni fondamentali anche per la mia famiglia: la nonna Adele iniziava proprio allora il suo lavoro.”

Ricordiamo infatti che Fendi ha alla sua origine una storia fatta di heritage e creatività e di successo di un’ impresa tutta al femminile: nel 1925 a Roma fu aperto da Edoardo Fendi e Adele Casagrande un piccolo negozio vicino al laboratorio artigianale (fondato nel 1918) di pellicce raffinate ed esclusive che ben presto divennero famose a livello internazionale. Nel dopoguerra furono le famose Sorelle Fendi ossia Paola, Anna, Franca, Carla e Alda, a gestire e portare ai massimi livelli del lusso il brand, certo anche grazie alla storica collaborazione con il grande Karl dal 1965.

Antonia. ph. Yara Bonanni pagina IG LINDA CARIDI

Antonia è da conoscere come un’amica preziosa e sicuramente vi consiglio la visione di questo film estremamente toccante e poi ovviamente la lettura della sua poesia, perché come scrive Dacia Maraini:

«Un poeta ha a che vedere con la magia delle parole e la poesia della Pozzi in questo è strabiliante: una poesia non esibita, che non vuole assolutamente colpire lo stomaco del lettore ma che lo conquista con la sobrietà, con la ricerca della parola profonda, dei significati. Antonia Pozzi dice cose con levità e grazia straordinaria, racconta con magia l’essere in due, l’amore, la doppiezza, le stelle, la terra e il vento, come ad esempio in Tu la notte io il giorno, forse uno dei suoi componimenti più belli, dove la distanza e la vicinanza di due corpi che si amano, si abbracciano vicini come terra e acqua, si incontrano come due elementi primari. Una poesia che non segue le regole tradizionali, grazie alla libertà, all’aria, a un ritmo preciso e musicale e una vita breve ma ricchissima e interessante. Antonia riesce a emozionare con la brutalità di chi non avrà un posto nel futuro ma per fortuna esiste il Cinema che, anche a distanza di cento anni dalla sua scomparsa, ha la possibilità e il dovere di trasformarsi in lascito e memoria collettiva».

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